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martedì, 29 Aprile, 2025
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Le crepe del sistema sanitario italiano nello studio di The Lancet

Uno studio recente pubblicato su The Lancet Regional Health Europe analizza il sistema sanitario italiano, evidenziando gravi criticità strutturali che ne compromettono equità e sostenibilità. Nonostante i punti di forza storici, la crisi pandemica ha amplificato le fragilità esistenti, rendendo necessarie riforme radicali.

Tra le criticità, emergono le disparità regionali nell’accesso e qualità delle cure. Sebbene l’Italia abbia un SSN universalistico, il decentramento amministrativo porta a una gestione sanitaria disomogenea. Le regioni del Nord, come Lombardia ed Emilia-Romagna, offrono performance migliori rispetto al Sud, dove Calabria e Campania affrontano carenze infrastrutturali e di personale.

Inoltre, si evidenzia una crisi di sostenibilità finanziaria: l’Italia destina alla sanità pubblica il 9,6% del PIL, sotto la media europea del 10,9%. Questo ha causato tagli nei servizi e un incremento della dipendenza dai privati, non accessibili a tutti.

La carenza di personale sanitario è un’altra problematica rilevante, con l’Italia che presenta uno dei tassi più bassi di medici e infermieri tra i paesi OCSE. L’emigrazione di giovani professionisti aggrava la situazione, richiedendo investimenti in assunzioni e miglioramento delle condizioni lavorative.

Infine, la digitalizzazione procede lentamente, con un’urgente necessità di infrastrutture integrate per migliorare l’efficienza.

Lo studio propone raccomandazioni per affrontare queste criticità, come rafforzare il coordinamento nazionale, incrementare il finanziamento pubblico, investire nel personale e accelerare la digitalizzazione. Solo attraverso riforme strutturali può il SSN tornare a essere un modello di riferimento.

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