La sonda Cassini è stata tra le più importanti spedite dalla NASA e dall’ESA che siano mai giunte nel sistema solare esterno, visitando l’orbita di Saturno e dei suoi anelli. Nel corso degli anni, sono state infatti molteplici le scoperte compiute da questa missione, conclusasi nel 2017.
Sembra però che anche dopo la morte della sonda – avvenuta tramite uno spettacolare volo programmato all’interno degli strati esterni del pianeta – la missione continui a fornire sorprese. Durante infatti uno delle ultime analisi dei dati d’archivio della missione, un gruppo di ingegneri dell’agenzia spaziale americana ha scoperto un gruppo di dati che non era stato mai preso in seria considerazione.
Questi dati erano stati utilizzati per determinare il campo gravitazionale e la struttura interna di molte lune di Saturno, ma erano anche utili per determinare la risposta delle maree di Titano, uno dei satelliti principali del “Gigante con gli anelli” e uno principali obiettivi dell’intera missione.
Controllando meglio questi dati, gli ingegneri della NASA si sono subito resi conto che c’era qualcosa che non andava. Rispecchiavano infatti una struttura interna di Titano molto diversa rispetto quella considerata valida fino a questo momento.
Le simulazioni che utilizzavano questi dati indicavano che sotto la superficie di Titano ci fosse un enorme oceano liquido, che subisce costantemente l’attrazione gravitazionale di Saturno e delle altre grandi lune del suo sistema.
In passato si credeva che sotto la superficie di questa luna esistesse una grande calotta di ghiaccio, spessa chilometri, che separava la crosta dal vero mantello. Con queste nuove simulazioni, però, la situazione si è ribaltata.
“La nostra analisi suggerisce che lo strato di ghiaccio è più sottile di quanto si pensasse in precedenza, rendendo plausibile la teoria che crede che esista uno scambio di materia molto importante tra gli strati di roccia più profondi e l’oceano” ha chiarito Sander Goossens, del Goddard Space Flight Center della NASA.
Tra l’altro questo oceano sotterraneo potrebbe aver aiutato la materia organica a svilupparsi e ad aumentare di quantità, proteggendola dalle rigide temperature esterne della superficie, ovvero – 182 °C.
“La missione spaziale Cassini ha volato attorno a Saturno tra il 2005 e il 2017 e per misurare con precisione la gravità di Titano, la sonda Cassini è stata inviata più volte vicino a questo satellite” ha commentato Goossens. “Cassini ha dovuto sorvolare Titano esattamente al momento giusto per mappare correttamente la deformazione di questo satellite provocata dall’attrazione gravitazionale e dalla forza di marea di Saturno.”
Ciò ha consentito di osservare come Titano subisca una forza distruttrice interna, che spinge i liquidi sotterranei a fuggire verso l’esterno, premendo contro le rocce della crosta. Attualmente, però, gli scienziati non conoscono la composizione di questo oceano, seppur sono a conoscenza del fatto che l’atmosfera è ricca di metano e di idrocarburi e povera di elementi fondamentali per la vita.