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mercoledì, 14 Maggio, 2025
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La sentenza della Corte suprema sarà un riferimento inevitabile per la Corte europea dei diritti umani

La Corte suprema britannica ha emesso una sentenza storica, chiarendo che i termini “sesso”, “uomo” e “donna” si riferiscono al sesso biologico, piuttosto che a una definizione certificata. Questa decisione diventerà un riferimento anche per la Corte europea dei diritti dell’uomo (CEDU), influenzando potenzialmente l’interpretazione delle leggi in Italia e altrove. Emanuele Bilotti, professore di diritto privato, sottolinea che la CEDU considera come le legislazioni nazionali regolano le aspirazioni individuali e che in mancanza di una visione comune, gli Stati hanno un “margine di apprezzamento”. La Corte britannica ha stabilito una netta distinzione tra dato biologico e dato giuridico, affermando che la realtà biologica prevale sul certificato giuridico, contestando le argomentazioni del governo scozzese riguardo alla similitudine con l’adozione.

La sentenza riguarda solo coloro che possiedono un Gender Recognition Certificate (Grc). Viene richiesto un accertamento pubblico e una diagnosi di disforia di genere, insieme a una prova di aver vissuto nel genere desiderato per oltre due anni. Nonostante ciò, i transgender non possono accedere a servizi riservati alle donne biologiche, anche se sono comunque tutelati contro la discriminazione.

La Corte costituzionale italiana ha evidenziato la necessità di bilanciare l’interesse individuale con quello generale, esplicitando che la rettificazione anagrafica del sesso è possibile solo se ci sono modifiche oggettive. Bilotti conclude che è importante mantenere un equilibrio ragionevole tra i diritti individuali e l’interesse collettivo, in linea con il dovere di solidarietà.

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