Anche il famoso paroliere Mogol ha espresso la sua opinione sull’esclusione del trapper Tony Effe dal concerto di Capodanno a Roma, trasmettendo un messaggio di forte critica nei confronti della diffusione di testi misogini nella musica. Intervistato dal quotidiano Il Tempo, Mogol ha sostenuto che è giusto impedire a Tony Effe di esibirsi, sottolineando l’importanza della cultura popolare e della sua influenza sul pubblico. Ha affermato: “Fanno bene a impedirgli di cantare al concerto di Capodanno”, evidenziando come alcune espressioni artistiche possano essere degradanti e contribuire a un cattivo messaggio per la società.
Mogol ha espresso preoccupazione per la qualità dei contenuti che vengono condivisi con il pubblico, dicendo che “come fanno a elevarsi se noi gli forniamo delle cose degne di una fogna?”. Per lui, tollerare tirate misogine nella musica equivale a non fare il bene della gente. Ha quindi suggerito l’idea di una sanzione economica per gli artisti che utilizzano un linguaggio offensivo, proponendo una “multa salatissima” per chi dissemina tali messaggi.
Il co-autore di capolavori come “Emozioni” ha condiviso la sua esperienza con il Ministero della Cultura, dove ha dichiarato che certe espressioni dovrebbero essere vietate. Ha descritto le sue proposte come essenziali per prevenire un progressivo deterioramento del dialogo culturale. Secondo lui, queste misure non sono affatto esagerate, ma necessarie per tutelare il pubblico.
Mogol ha anche criticato la scelta di inserire Tony Effe tra i concorrenti del Festival di Sanremo 2025, sostenendo che sia fondamentale avere competenza e preparazione nell’ambito musicale. Ha domandato come possa essere accettabile che i bambini siano esposti a contenuti diseducativi e irrispettosi nei confronti delle donne, come nel caso dei linguaggi triviali utilizzati da Tony Effe.
In conclusione, Mogol ha attaccato anche i conduttori del Festival, sottolineando che è inaccettabile che un evento con un tale valore culturale possa essere influenzato da criteri di popolarità anziché di qualità artistica. La sua posizione è chiara: la musica dovrebbe educare, non diseducare.