In apparenza sembra una comune cicadacea, ma se vi trovate di fianco a un botanico o a un esperto di piante esotiche notereste che avvicinandovi alle sue foglie i suoi occhi potrebbero cominciare a luccicare, colpiti dallo stupore di trovarsi di fronte a una delle piante più rare del mondo.
Questa pianta si chiama Encephalartos woodii ed è considerata dagli esperti una specie estinta in natura. La si può trovare esclusivamente all’interno di qualche orto botanico europeo realizzato sul finire del Settecento ed è divenuta così rara poiché i suoi esemplari hanno serie difficoltà a riprodursi.
La sua specie ha continuato a sopravvivere esclusivamente grazie alla continua propagazione artificiale dei suoi germogli, voluta dai biologi, ma poiché l’ultimo esemplare selvatico era un maschio (trovato nella foresta di Ngoye, in Sud Africa, nel 1895) ciò che ne è derivato è che tutti gli attuali rappresentanti sono a loro volta maschi.
Per arginare questo problema, alcuni scienziati hanno quindi pensato bene di esplorare nuovamente il luogo d’origine di questa specie, le regioni boscose del Sud Africa, tramite una piccola flotta di droni e di chiedere l’aiuto dell‘Intelligenza artificiale, che in questo caso sta svolgendo il ruolo di “app di dating” per una pianta alla ricerca di una partner.
In pratica, i droni stanno setacciando le foreste sudafricane, scattando migliaia di foto di qualsiasi pianta possa assomigliare anche lontanamente ad una cicadacea, per poi inviare le immagini ad un programma che seleziona gli scatti, nel tentativo di trovare una femmina adatta per gli “scapoli” prigionieri in Europa.
Per far questo ovviamente c’è bisogno di molto tempo e di un algoritmo capace nel selezionare adeguatamente le foto, ma è essenziale anche disporre di una mente capace di organizzare e gestire il progetto di ricerca. Essa appartiene a Laura Cinti, ricercatrice all’Università di Southampton.
“Sono stata molto ispirata dalla storia dell’E . woodii, rispecchia una classica storia di amore non corrisposto”, ha affermato la dott.ssa Cinti. “Spero che ci sia una pianta di sesso femminile là fuori, da qualche parte. Dopotutto deve esserci stata una volta. Sarebbe sorprendente riportare questa pianta così vicina all’estinzione ad una condizione in cui sia in grado di riprodursi naturalmente”.
Questo non è neppure il primo progetto di conservazione di una specie che usa droni o complessi algoritmi. Grazie a questi sistemi, per esempio, abbiamo assistito per la prima volta a un grosso raduno di lamantini e delfini e siamo stati in grado di monitorare diverse foreste colpite dagli incendi.
Non sarebbe inoltre la prima volta che una pianta quasi estinta (o anche estinta) si salva, per il rotto della cuffia, grazie a un miracoloso ritrovamento, e per quanto riguarda l’E. woodii esiste ancora speranza di ristabilire la specie.