Il professor Alessandro Orsini, intervenuto nel programma “È sempre Cartabianca” condotto da Bianca Berlinguer, ha condiviso le sue previsioni riguardo alla guerra tra Iran e Israele, in seguito al recente attacco missilistico lanciato dall’Iran. Orsini sostiene che le decisioni future spetteranno a Netanyahu, poiché Joe Biden non avrebbe il controllo della situazione. Secondo il professore, la guerra attuale sta portando consenso al primo ministro israeliano, i cui sondaggi attuali mostrano che il suo partito avrebbe la maggioranza se si votasse oggi. Orsini osserva che Netanyahu traeva vantaggio dalla continuazione del conflitto.
Parlando delle ulteriori mosse di Israele e delle possibili escalation, Orsini evidenzia che la capacità di risposta dipenderà da diversi fattori, in particolare dal meccanismo che innesca un’ulteriore escalation. Egli ha aggiunto che l’attuale sistema di difesa antiaerea di Israele potrebbe non essere in grado di intercettare tutti i missili lanciati contro di esso.
La situazione è diventata più tesa il 1° ottobre, quando l’Iran ha lanciato circa 200 missili verso Israele, secondo quanto riportato dalla televisione di Stato iraniana, mentre Israele ha dichiarato di aver intercettato la maggior parte di essi. Alcuni missili sono stati rinvenuti in Giordania, provocando il ferimento di tre persone. Israele ha risposto ai lanci di missili attaccando obiettivi in Libano, con raid aerei mirati a distruggere le infrastrutture di Hezbollah. Fonti di sicurezza libanese hanno riportato cinque attacchi aerei nella zona meridionale di Beirut, mentre Israele ha anche colpito un complesso scolastico nel nord di Gaza, accusandolo di essere utilizzato da Hamas.
Orsini conclude affermando che gli studiosi non sono in grado di valutare le reali capacità missilistiche dell’Iran, evidenziando la complessità della situazione geostrategica e l’incertezza sulle future dinamiche del conflitto tra i due paesi. La guerra, quindi, si presenta come un elemento cruciale nella politica interna di Israele, influenzando le decisioni di Netanyahu e la stabilità regionale.