Il settore sanitario italiano è attualmente sotto pressione a causa di mancanze strutturali che mettono in discussione la sua sostenibilità. Recenti segnalazioni della Corte dei Conti hanno evidenziato gravi problematiche, come liste d’attesa eccessive, assistenza territoriale inadeguata e scarsa prevenzione, evidenziando come il Servizio sanitario nazionale sia in una situazione critica.
Secondo il sindacato COINA, ciò è attribuibile a un persistente sottorifinanziamento, che ha trascurato il personale sanitario, tra cui infermieri, ostetriche e tecnici. La spesa sanitaria italiana si attesta al 6,2% del PIL, inferiore alla media europea e tra le più basse tra i Paesi OCSE. Questi dati pongono l’Italia al 16° posto in Europa per spesa pro capite e in ultima posizione nel G7. Un simile scenario non è più compatibile con le crescenti esigenze del sistema.
Allo stesso tempo, gli infermieri italiani guadagnano mediamente 32.600 euro all’anno, ben al di sotto della media europea di 39.800 euro, creando un vortice di disinteresse verso la professione. Con retribuzioni nei Paesi più avanzati che arrivano fino a 79.000 euro, il gap retributivo rappresenta un ulteriore deterrente.
Marco Ceccarelli, segretario di COINA, ha sottolineato l’urgenza di investimenti significativi e di un contratto dedicato per il personale non medico, avvertendo che senza un intervento radicale il Servizio sanitario nazionale rischia di collassare. COINA propone quindi un piano di investimenti, l’istituzione di un contratto specifico per i professionisti non medici e una governance volta a migliorare assistenza e prevenzione. La situazione attuale richiede un cambio di rotta immediato per garantire la salute dei cittadini.