Negli ultimi mesi, la comunità giuridica ha reagito all’approvazione del Regolamento Europeo sull’intelligenza artificiale, avvenuta a giugno. Questa normativa è considerata un passo significativo, ma ha sollevato numerosi interrogativi, in particolare per quanto riguarda l’applicazione nel settore amministrativo.
Nonostante il Regolamento si rivolga anche alle pubbliche amministrazioni, la disciplina proposta sembra non tener conto delle specificità del settore, creando così vuoti normativi preoccupanti. Ad esempio, l’approccio classico del Regolamento divide i sistemi di intelligenza artificiale in base al rischio, ma non offre una classificazione chiara per tutti i sistemi utilizzati dalla pubblica amministrazione. Anche se alcuni ambiti, come quelli legati alla giustizia, sono contemplati con garanzie specifiche, altri settori vitali restano privi di una protezione adeguata.
Il rischio di un abbattimento delle garanzie richiede un intervento normativo nazionale che affianchi l’AI Act. Tuttavia, la compatibilità di queste norme con il diritto dell’Unione è un tema delicato. I legislatori nazionali devono operare all’interno di un quadro che impedisce sovrapposizioni con la normativa europea, mantenendo il rispetto dei principi di legalità e di autonomia procedurale.
Le discussioni in corso suggeriscono la necessità di considerare iniziative legislative destinate a rafforzare le garanzie per i diritti fondamentali. In questo contesto, si profilano possibilità per un’interpretazione della legge interna che contempli l’estensione delle salvaguardie previste dall’AI Act, contribuendo così a una maggiore tutela dei cittadini nel uso dell’intelligenza artificiale nell’amministrazione pubblica.
Rielaborazione: StraNotizie.it
Fonte: www.giustiziainsieme.it
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