In Italia, i livelli di antibioticoresistenza rimangono elevati, causando oltre 10.000 decessi ogni anno. Questa situazione rileva l’urgenza di prevenire il problema, migliorando la sicurezza delle cure negli ospedali. Sebbene il fenomeno sia preoccupante, si iniziano a registrare segnali positivi per alcuni patogeni, grazie a una crescente attenzione verso la tematica. I dati recenti, diffusi nel convegno “La resistenza agli antimicrobici: nuovi dati ed evidenze dalla sorveglianza alla ricerca,” evidenziano andamenti nel monitoraggio coordinato dall’Istituto Superiore di Sanità (ISS).
Nel 2023, le percentuali di resistenza agli antibiotici per otto patogeni sotto sorveglianza rimangono elevate, come dichiarato da Monica Monaco, responsabile ARISS. Tuttavia, si osserva un trend in diminuzione per Staphylococcus aureus, con il tasso di isolati resistenti alla meticillina (MRSA) che è sceso al 26,6%, in calo rispetto agli anni precedenti. Anche per Acinetobacter spp. la percentuale di resistenza è diminuita, pur mantenendosi elevata. Al contrario, il trend di Enterococcus faecium, resistente alla vancomicina, continua a crescere. L’incidenza delle batteriemie da enterobatteri resistenti ai carbapenemi è aumentata rispetto al 2022.
L’ISS sta sviluppando programmi nazionali di formazione per il personale sanitario focalizzati sulla prevenzione e il controllo delle infezioni. Secondo il direttore generale Andrea Piccioli, undici regioni hanno siglato un accordo per un corso a distanza sulle Infezioni Correlate all’assistenza, obbligatorio per oltre 280.000 operatori sanitari negli ospedali. Finora, 120.000 operatori sono stati formati, superando un terzo dell’obiettivo.
Il tema dell’antibioticoresistenza è prioritario nelle agende governative, come emerso nella Riunione dei Ministri della Salute del G7 di Ancona, dove è stata sottolineata l’importanza di piani d’azione nazionali “One Health”.
Un’analisi delle infezioni correlate all’assistenza (ICA) nelle RSA ha mostrato una prevalenza del 2,65%, in calo rispetto al passato. Le principali sedi d’infezione erano le vie urinarie e respiratorie, con Escherichia coli e Klebsiella pneumoniae come microrganismi più isolati. L’uso di antibiotici si è abbassato al 2,9%.
Durante il convegno sono state discusse strategie per affrontare la resistenza agli antibiotici in un’ottica One Health, sottolineando la necessità di preservare l’efficacia degli antibiotici come arma fondamentale contro le infezioni. Anna Teresa Palamara ha evidenziato l’importanza di uno sforzo collettivo per affrontare le criticità esistenti.