La foto scattata in Sala avvocati al Palazzo della Consulta segna un momento cruciale per la partecipazione femminile in una udienza storica sui diritti delle donne, riguardante il caso di Evita, una donna single di Torino a cui è stata negata la fecondazione eterologa in un centro di procreazione assistita in Toscana. Nella sala affrescata, nove avvocatesse hanno sostenuto Evita, descritta come una donna proveniente da una famiglia tradizionale, cui la legge attuale impedisce di accedere a tali tecniche. La questione è stata argomentata dalla giudice Navarretta e dai legali dell’Associazione Luca Coscioni, che hanno denunciato la violazione di diritti fondamentali come l’uguaglianza e la salute, contestando l’articolo 5 della legge 40, che consente la procreazione medicalmente assistita solo a coppie eterosessuali. L’udienza ha sollevato interrogativi sulle disparità di trattamento tra single e coppie e sull’accesso alle tecniche di fecondazione assistita in base a fattori economici.
L’Avvocatura dello Stato ha ribattuto, sottolineando che la questione riguarda la bigenitorialità e il diritto dei nascituri, sostenendo che la libertà individuale non può ledere i diritti altrui. Ha evidenziato la mancanza di consenso europeo riguardo all’estensione delle tecniche di fecondazione. La Corte costituzionale dovrà esprimere un giudizio su queste questioni, che non solo toccano il diritto alla genitorialità ma anche la dignità della donna e l’integrità della procreazione, dovendo bilanciare diritti individuali con le normative vigenti. La sentenza in arrivo sarà fondamentale per chiarire le future applicazioni di simili diritti.