Dopo il tentativo di fusione fallito nel 2019, Saipem sta considerando di nuovo unire le forze con Subsea 7, un’azienda norvegese nel settore energetico. Se le due società dovessero unirsi, si creerebbe un gigante industriale con un valore complessivo superiore ai 18 miliardi di euro. La decisione finale spetta ai Consigli di amministrazione dei principali azionisti di Saipem, ovvero Eni e Cassa depositi e prestiti (Cdp).
Il quotidiano Repubblica ha riportato in anteprima della riunione straordinaria dei Consigli di amministrazione di Eni e Cdp per discutere della fusione tra Saipem e Subsea 7, proposta già dibattuta nel 2019 e ora sempre più plausibile. Il nuovo gruppo avrebbe un fatturato di oltre 18 miliardi di euro e opererebbe nel settore oil&gas, prestando attenzione anche alle nuove opportunità legate alla transizione energetica e alle energie rinnovabili. La fusione sarebbe effettuata alla pari, dato che entrambe le società hanno capitalizzazioni di mercato simili.
Subsea 7 è specializzata nella progettazione e realizzazione di impianti offshore ed è quotata in Borsa. Attualmente, i principali azionisti di Subsea 7 includono Kristian Siem e il fondo pensionistico Folketrygdfondet. Nel 2023, le due aziende avevano già avviato una collaborazione per progetti eolici offshore. Secondo gli analisti finanziari, la fusione porterebbe vantaggi significativi, come sinergie tra le flotte e riduzioni dei costi, migliorando i margini.
Per Saipem, questa fusione rappresenterebbe un passo crucial per uscire dalla crisi vissuta negli ultimi anni, dopo che nel 2021 l’ex amministratore delegato aveva annunciato perdite significative. L’attuale amministratore, Alessandro Puliti, ha elaborato un piano industriale ambizioso per il periodo 2024-2027.