È tenero come un pelouche, ma pauroso come un mostro. Si chiama Huggy Wuggy ed è il pupazzo horror del web finito nel mirino della polizia postale poiché, secondo un recente studio, provocherebbe ansie e paure nei bambini. «È la sua ambivalenza, l’essere soffice ma spaventevole – dice Patrizia Mattioli, psicologa e psicoterapeuta, membro dell’Ordine degli psicologi del Lazio -, a renderlo pericoloso per la salute psicologica dei più piccoli. I bambini, non avendo ancora completato il loro sviluppo neuro-cognitivo, non sono in grado di gestire e comprendere questa tipologia di contraddizioni. E, laddove non riescono a darsi una spiegazione, possono reagire sviluppando forme di ansia e stress». Non è un caso, dunque, che Poppy Playtime, il videogioco horror di cui Huggy Wuggy è protagonista, sia vietato ai minori di 13 anni. Ma la viralità del web e la semplicità di accesso ai canali online come Youtube lo hanno reso celebre in pochi mesi e trasversale in tutte le fasce di età.

Huggy Wuggy: l’apparenza inganna

Chi lo guarda per la prima volta o chi non si è mai cimentato in una partita a Poppy Playtime non può di certo immaginare cosa si nasconda dietro quel pupazzo blu, accompagnato da un orecchiabile motivetto. «Non solo dietro quella quell’enorme bocca rossa si nascondono lunghi denti affilati, ma Huggy Wuggy insegue i protagonisti del gioco all’interno di una fabbrica abbandonata ed è pronto a divorare le sue vittime», racconta l’esperta. Basta ascoltare il motivetto che lo accompagna per averne un’idea più precisa. Il testo non lascia dubbi: “Il suo nome è Huggy, Huggy Wuggy. Quando ti abbraccia, non si ferma più. Il tuo amico Huggy, Huggy Wuggy ti stringerà finché non scoppi… le braccia aperte e i miei denti aguzzi sono letali”…».

Perché Huggy Wuggy è vietato ai minori di 13 anni

L’alert della polizia postale italiana, che invita i genitori a supervisione i video di cui il mostruoso pupazzo blu è protagonista prima dei lasciare che i propri figli li guardino e ad adottare alcune strategie per proteggere i più piccoli, ha fatto seguito a quello già diramato nelle settimane precedenti in Inghilterra ed altri paesi europei, dove Huggy Wuggy è protagonista indiscusso non solo del web, ma anche delle vetrine dei negozi di giocattoli più tradizionali.

«Ogni bambino, di fronte ad un’immagine horror, reagisce in base al suo carattere ed alle sue sensibilità – dice la psicoterapeuta -. Tuttavia, a prescindere dalle peculiarità del singolo individuo, nessuno al di sotto dei 13 anni (l’età in cui la visione di Huggy Wuggy è fortemente sconsigliata) ha un sistema neuro-cognitivo sufficientemente sviluppato che gli possa consentire di valutare adeguatamente le caratteristiche del mostruoso peluche, tanto attraente quanto ripugnate. Huggy Wuggy, che nel videogioco insegue le sue vittime al buio sbucando all’improvviso, incarna le paure più comuni tra i bambini, come quella che dall’oscurità possano emergere i peggiori pericoli», aggiunge Mattioli.

Se qualcosa non va, i segnali

Ma i contrasti tipici del pupazzo blu non si esauriscono solo nell’aspetto esteriore: «Anche la canzoncina che lo accompagna, pur avendo una melodia orecchiabile e rassicurante, ha un testo “mostruoso”, che racconta di abbracci mortali. Ecco che, bombardato di contraddizioni, il cervello del bambino va in tilt», dice Mattioli. E se non è lui ad esternare le proprie emozioni e paure, dovranno essere i genitori a captare eventuali campanelli di allarme. «Se il bambino cambia il suo umore, se chiede di essere rassicurato più del solito o se regredisce in alcuni aspetti del quotidiano, tornando ad esempio a dormire nel lettone con la mamma e il papà, è probabile che possa essere l’Huggy Wuggy di turno a tormentare i suoi pensieri. Ovviamente, se questi sintomi sono particolarmente marcati, è altrettanto probabile che possa esserci un disagio più strutturato della paura di un mostro qualunque».

Il divieto non è una soluzione

Eliminare il problema alla radice, allontanando il proprio bambino da qualsiasi fonte di pericolo, sembrerebbe la soluzione migliore. Ma, nel concreto, è del tutto irrealizzabile. Nessun bambino in età scolare, immerso in una vita sociale con decine e decine di coetanei, può essere tenuto lontano dalla moda del momento. Tantomeno gli può essere imposto un divieto assoluto, al quale per sua natura trasgredirebbe ogni qual volta i suoi genitori sono assenti. «Le mamme ed i papà, così come consigliato anche dalla Polizia Postale, devono supervisionare i contenuti in cui potrebbero imbattersi i propri figli, magari bloccando la visione di quelli inadeguati attraverso l’utilizzo del parental control – consiglia la psicologa -. Ma devono anche spiegare le ragioni del divieto. Devono fornire ai propri bambini gli strumenti necessari affinché, con il tempo, possano imparare a capire cosa può nuocere al loro benessere e perché».

L’importanza della rassicurazione

Attenzione però a non pretendere troppo: un bambino è pur sempre un bambino. «Fino ad una certa età avere paura del buio è fisiologico, fa parte del percorso di crescita. Così come è altrettanto naturale che si possa entrare in contatto con un’immagine horror e spaventarsi. Ma questa paura non si trasforma sempre, necessariamente e automaticamente, in un disturbo o in una forma di stress. Per evitarlo – conclude Mattioli – è sufficiente che il bambino senta e sappia di poter contare sul sostegno e la rassicurazione immediata della propria mamma e del proprio papà».

 

 



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