Giorgia Meloni, dopo gli scontri avvenuti a Roma durante il corteo in memoria di Ramy Elgaml, ha espresso una forte condanna nei confronti dei disordini. La premier li ha definiti “ignobili” e attribuiti a “soliti facinorosi alla ricerca di vendetta”, che sfrutterebbero una tragedia per giustificare la violenza. Meloni ha manifestato solidarietà agli agenti delle forze dell’ordine, otto dei quali sono stati feriti nei confronti con i manifestanti.
Il corteo, che richiedeva “Giustizia per Ramy”, è stato indetto senza preavviso alla polizia. Ramy Elgaml, un diciannovenne egiziano, è morto dopo un inseguimento con i carabinieri a Milano. Durante la manifestazione, i partecipanti hanno utilizzato fumogeni, bombe carta e petardi, e scagliato bottiglie contro le forze di polizia. Meloni, tramite un post sui social, ha denunciato l’episodio come una manifestazione di puro spirito vendicativo, non una lotta per una causa giusta.
Nella manifestazione di Roma, oltre 250 giovani si sono riuniti nella zona di San Lorenzo, portando striscioni provocatori. Tensioni e aggressioni hanno avuto luogo quando i manifestanti hanno tentato di oltrepassare il cordone delle forze dell’ordine, portando a violenti contatti e cariche di contenimento. Alla fine degli scontri, otto agenti hanno necessitato di cure ospedaliere.
Il ministro dell’Interno Matteo Piantedosi ha condannato i disordini, descrivendoli come azioni di gruppi organizzati che strumentalizzano eventi tragici per seminare violenza. Ha sottolineato che il rifiuto di fermarsi all’alt della polizia rappresenta un comportamento pericoloso che mina la sicurezza e la convivenza civile.
Anche Giovanni Barbera, membro di Rifondazione Comunista, ha criticato l’intervento delle forze dell’ordine, denunciando le cariche brutali contro i manifestanti, molti dei quali erano giovanissimi. Le tensioni sono aumentate dopo la diffusione di un video in cui si vede l’impatto tra i carabinieri e lo scooter di Ramy, che ha sollevato ulteriori polemiche riguardo il comportamento della polizia. Le manifestazioni si sono svolte anche in altre città italiane come Brescia, Bologna e Milano, seguite da toni di protesta contro il razzismo di stato.