Giuliano Urbani, 87 anni, è uno dei fondatori di Forza Italia e ha ricoperto ruoli importanti nei governi di Berlusconi. Attualmente vive in una rsa a Primavalle, Roma, dove ha descritto la sua esperienza dicendo che “qui si viene a morire”. Urbani soffre di idrocefalo normoteso, una malattia neurologica che influisce sulla sua lucidità mentale. Cammina con l’aiuto di un deambulatore e riconosce che le possibilità di guarire sono nulle.
Durante l’intervista con La Stampa, Urbani ha parlato della sua carriera politica, partendo dalle sue origini di sinistra e il suo voto per il Partito liberale italiano. Ha ricordato il suo rapporto con Berlusconi, descrivendolo come un uomo “ossessionato dai comunisti” e preoccupato per la sua attività imprenditoriale. Urbani incontrò Berlusconi nel 1993 a Torino e divenne ministro nel primo governo del Cavaliere. Quando ricevette la fiducia in Senato, gli amici Agnelli e Spadolini gli chiesero ironicamente del suo legame con Berlusconi, considerando le differenze ideologiche tra di loro.
Urbani ha anche menzionato giudizi di Agnelli su Berlusconi, definito “superficiale”, mentre Confalonieri lo incoraggiava a fidarsi di lui, affermando che sarebbe stato un leader capace. Con il passare degli anni, Urbani ha riconosciuto che Confalonieri aveva ragione. In un’altra parte dell’intervista, ha rivelato la preoccupazione di Berlusconi per l’immagine di sé legata alle donne, descrivendolo come uno che cercava di nascondere un certo infantilismo e debolezza, specialmente dopo la morte delle donne significative nella sua vita.
In merito alla politica attuale, Urbani ha espresso opinioni contrastanti. Ha elogiato Giorgia Meloni per la sua intelligenza e pragmatismo, ma ha criticato la classe dirigente della destra italiana, etichettando la nomina di Sangiuliano a ministro come “demenziale”. Ha riservato parole dure anche per Matteo Salvini, descritto come “ingenuito e mediocre”, e per Ignazio La Russa, criticando la sua esposizione al fascismo. Al contrario, ha espresso stima per Antonio Tajani, considerandolo il “meglio del moderatismo”.