La Legge Calderoli, riguardante l’Autonomia differenziata, è al centro di un dibattito costituzionale fra centrodestra e centrosinistra, in seguito a una nota della Corte costituzionale che anticipa la sua sentenza ancora non depositata. La riapertura del capitolo referendum dipende dalla possibilità che il Parlamento possa approvare una nuova legge prima del voto, modificando così il quesito referendario, seppur ammesso dalla Consulta.
Nell’anticipazione della sentenza, il presidente emerito della Corte, Cesare Mirabelli, sottolinea che l’aumento delle autonomie regionali può essere costituzionalmente valido, ma deve rispettare i principi di solidarietà ed uguaglianza, favorendo quindi le regioni del Mezzogiorno. La Corte afferma che la ripartizione delle risorse non può basarsi sul “piede storico”, ma deve seguire un principio equo. Il Parlamento, in precedenza limitato dalla Legge Calderoli, deve ora avere un ruolo attivo, poiché la Corte stabilisce che le leggi di devoluzione approvate dal governo sono emendabili.
Inoltre, si evidenzia la necessità di un riassetto nei rapporti tra Governo e Parlamento: il Parlamento deve colmare i vuoti normativi e garantire la funzionalità della legge, assumendosi la responsabilità di definire i livelii essenziali di prestazione (Lep). La Corte avverte che le intere materie non possono essere delegate, ma solo funzioni specifiche possono essere distribuite, indicando una scarsa delega delle competenze in ambiti come la Protezione civile, che richiedono un intervento statale.
Mirabelli ribadisce che il modello delineato all’articolo 117 della Costituzione non può essere alterato. L’importanza della collaborazione fra Parlamento e Governo è sottolineata: ora il Parlamento ha il potere di emendare la legislazione governativa, il che significa che eventuali modifiche alla legge dovranno passare attraverso negoziati con le regioni.
Infine, per quanto riguarda i levei essenziali, la Corte sostiene che devono essere stabiliti dal Parlamento e non possono essere delegati al Governo. Questa distinzione rafforza il ruolo del Parlamento, poiché deve definire i contenuti delle leggi, non limitarsi a fornire principi generali. In conclusione, la Corte invita il Parlamento a esercitare le proprie funzioni e responsabilità in materia legislativa, riallineando il proprio potere in un contesto di dialogo con il Governo e le regioni.