Nel 1968, la tragica uccisione di Barbara Locci e Antonio Lo Bianco in auto, con un bambino di sei anni presente, segna l’inizio di una serie di crimini gravi noti come i delitti del “mostro di Firenze”. Questi eventi, avvenuti tra il 1968 e il 1985, hanno attirato l’attenzione dei media, alimentando un clima di mistero e paura.
La creazione di una miniserie su questo complesso e inquietante tema non è stata facile. Trasformare un intricato puzzle di omicidi e verità parziali in una narrazione convincente rappresenta una sfida significativa. Il regista Sergio Sollima, insieme agli sceneggiatori Leonardo Fasoli e Stefano Bises, ha realizzato un’opera che si distingue per la sua capacità di rappresentare diverse prospettive, dando voce ai protagonisti e rendendo ogni punto di vista inaffidabile, all’interno di un contesto in cui ogni personaggio vive nell’oscurità.
La prima stagione di quattro episodi si concentra sui fratelli Vinci, immigrati dalla Sardegna, esplorando come il “delitto passionale” emerga da una cultura patriarcale e da costumi arcaici. La narrazione include una descrizione approfondita della provincia e delle psicologie dei protagonisti, trasformando la violenza in una riflessione sul comportamento umano.
La figura di Barbara Locci emerge come vittima sacrificale, in un contesto dove la densità emotiva è accentuata dalla scrittura asciutta. L’intera rappresentazione rispecchia una società inquieta, evidenziando la persistenza della violenza.
