Il caso di Luca Delfino, noto come il “killer delle fidanzate”, è uno dei più gravi episodi di femminicidio nella cronaca nera italiana. Il 10 agosto 2007, Antonella Multari, che stava per compiere 33 anni, fu brutalmente uccisa a Sanremo con 40 coltellate dal suo ex fidanzato Delfino, il quale aveva iniziato a perseguitarla dopo la loro separazione. Questo omicidio, che rappresenta il culmine di un lungo periodo di violenza fisica e psicologica, portò a un isolamento della vittima dai suoi affetti e dalla sua famiglia.
Delfino fu arrestato e condannato a 16 anni e 8 mesi di reclusione. Il caso ebbe un impatto significativo sulla legislazione italiana, contribuendo all’approvazione di una legge sullo stalking, che evidentemente non fu in grado di proteggere Multari. La condanna di Delfino si riferisce esclusivamente all’omicidio di Antonella, ma l’uomo ha un passato controverso: era stato indagato, ma poi assolto, per la morte di Luciana Biggi, un’altra sua ex fidanzata trovata morta nel 2006 a Genova. Secondo notizie, mentre era in carcere, Delfino avrebbe cercato di organizzare l’omicidio della sorella gemella di Luciana, Bruna Biggi.
Nel luglio 2023, dopo aver scontato la sua pena, Delfino è stato trasferito nella Residenza per l’esecuzione delle misure di sicurezza (Rems) di Villa Caterina a Genova, dove segue un percorso di riabilitazione terapeutica. Nonostante questo, è considerato ancora socialmente pericoloso e gli è vietato qualsiasi contatto con l’esterno, ad eccezione di visite mensili da parte dei familiari.
Il trasferimento ha suscitato grande preoccupazione, specialmente da parte di Rosa Tripodi, madre di Antonella, la quale ha espresso timori riguardo alla sicurezza, dichiarando che le istituzioni devono prendere precauzioni rigorose per prevenire ulteriori danni. La vicenda di Delfino rappresenta quindi non solo un atto di violenza inaccettabile, ma solleva anche interrogativi sul sistema di giustizia e sulle misure di protezione per le vittime di stalking e violenza di genere.