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venerdì, 28 Marzo, 2025
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Il mistero delle orecchie: tracce evolutive e nuove frontiere per l’udito

Le nostre orecchie, pur sembrando immobili, sono oggetto di attività cerebrale. Secondo uno studio dell’Università del Saarland, i muscoli auricolari si attivano inconsapevolmente quando tentiamo di concentrarci su determinati suoni. Questo “movimento” è un residuo della nostra evoluzione che ci collega ai nostri antenati e agli animali come i cani, i quali possono orientare le orecchie verso i suoni.

L’evoluzione ha portato alla perdita della capacità di muovere attivamente le orecchie, circa 25 milioni di anni fa, quando i primati iniziarono a dipendere maggiormente dalla vista piuttosto che dall’udito. Questo cambiamento è avvenuto in risposta a nuove esigenze ambientali e stilistiche nella vita quotidiana dei nostri antenati. Per investigare l’attivazione di questi muscoli “dormienti”, i ricercatori hanno condotto un esperimento su 20 volontari, utilizzando elettrodi per misurare l’attività muscolare durante l’ascolto di audiolibri e un podcast distraente.

I risultati hanno mostrato un’attivazione significativa dei muscoli auricolari, particolarmente in momenti di ascolto intenso, suggerendo che il cervello continua a cercare di “muovere” le orecchie, anche se ciò non avviene fisicamente. Secondo il neuroscienziato Andreas Schröer, questi movimenti impercettibili sono potenzialmente un residuo evolutivo, che potrebbe offrire spunti per migliorare gli apparecchi acustici e le interfacce uomo-macchina per l’udito. Anche se ora l’impatto pratico di questi segnali è limitato, rimane un’area di studio interessante, specialmente per la comprensione delle capacità uditive in persone con problemi di udito.

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