Le orecchie esterne dei mammiferi rivelano affascinanti segreti relativi alla loro origine e struttura. Ricerche recenti hanno svelato una connessione inaspettata tra i circuiti genetici che formano le orecchie e quelli delle branchie nei pesci, illuminando la loro evoluzione. La cartilagine che compone le orecchie è scoperta come “non ortodossa”, ricca di lipidi, flessibile e resistente. Questo materiale cartilagineo presenta cellule organizzate in precise microstrutture, non solo nelle orecchie ma anche in altre aree come il naso e la laringe, mentre è assente in anfibi, rettili e uccelli. La flessibilità è legata ai lipidi, che conferiscono elasticità; senza di essi, la cartilagine diventa rigida. Queste scoperte arricchiscono la comprensione dell’anatomia dei mammiferi e aprono nuove strade nella ricerca biomedica.
Un’analisi approfondita ha rivelato che cinque sequenze genetiche presenti nelle orecchie umane corrispondono a quelle conosciute nelle branchie del pesce zebra. Queste sequenze, non rintracciabili altrove nel corpo, attivano i geni per la formazione delle orecchie se trasferite negli embrioni di topo. Inoltre, studi sul tessuto branchiale di granchi a ferro di cavallo hanno mostrato attivatori genetici simili, suggerendo che le orecchie dei mammiferi potrebbero derivare da strutture ancestrali invertebrate. Le implicazioni di queste scoperte sono significative, poiché i progressi nella replicazione della cartilagine potrebbero migliorare le tecniche di chirurgia ricostruttiva. Le orecchie, quindi, non sono solo un elemento anatomico intrigante, ma un simbolo di una storia evolutiva condivisa con gli antichi antenati acquatici.