Gino Cecchettin ha aperto alla possibilità di perdonare Filippo Turetta, l’assassino di sua figlia Giulia, ma con la condizione che questo perdono sia sincero e accompagnato da un percorso riabilitativo da parte del giovane. In un’intervista con Gianni Nuzzi per Quarto Grado, Cecchettin ha sottolineato che un eventuale confronto non avverrà nell’immediato, ma dovrà essere ponderato nel tempo.
Cecchettin ha espresso anche un desiderio di riflessione da parte di Turetta, affinché egli possa capire le motivazioni che lo hanno spinto ad agire, in modo da essere di aiuto a chi, come lui, si trova in situazioni simili. Questo desiderio di comprensione va oltre un semplice perdono; indica la necessità di una crescita personale e la possibilità di influenzare positivamente altre persone.
Inoltre, Cecchettin ha criticato aspramente i giudici che hanno escluso l’aggravante dello stalking durante il processo. Secondo lui, la decisione non ha considerato adeguatamente la pressione esercitata da Turetta, sia offline che sui social, configurabile come stalking, in quanto tali comportamenti possono creare un clima di paura e ansia. Ha ribadito che non è possibile affermare con certezza che Giulia non avesse paura, solo perché è uscita in un certo momento, e ha messo in discussione la valutazione dei giudici riguardo alla mancanza di prove di una condizione di ansietà permanente.
La sentenza di condanna all’ergastolo per Turetta, frutto di un processo in cui non è stata considerata l’aggravante dello stalking, ha sollevato ulteriori polemiche. Elena, un’altra figura coinvolta, ha già criticato la decisione dei giudici, evidenziando come l’esclusione dell’aggravante possa essere percepita come una mancanza di attenzione verso la gravità della situazione vissuta da Giulia.
In conclusione, Gino Cecchettin cerca di bilanciare il desiderio di giustizia con la possibilità di un futuro perdono, ma afferma chiaramente la necessità di una sincera presa di coscienza da parte di Turetta.