Durante il sonno, il cervello lavora per selezionare e proteggere i ricordi, un processo complesso che era rimasto misterioso fino a uno studio della Cornell University. Questo studio ha rivelato che le pupille potrebbero offrire indizi sul funzionamento della mente durante il riposo. I ricercatori hanno condotto un esperimento sui topi, monitorando sia l’attività cerebrale che i movimenti oculari. Hanno osservato che durante il sonno non-REM, si alternano due stadi: uno con pupille contratte, durante il quale il cervello ripete e consolida nuovi ricordi, e uno con pupille dilatate, dove vengono evocati e rinforzati i ricordi più antichi. Questo ciclo permette di integrare nuove informazioni preservando le conoscenze preesistenti.
Per un mese, gli scienziati hanno raccolto dati sulla sinfonia dell’attività cerebrale e oculare dei topi, che ha rivelato armonie sorprendenti nei processi di consolidamento della memoria. Quando le “sharp wave ripples”, fondamentali per l’archiviazione dei ricordi, erano bloccate durante la fase di pupille contratte, i roditori dimostravano difficoltà nel ricordare compiti recenti, evidenziando l’importanza della ripetizione notturna. Questa scoperta pone interrogativi sulla memorizzazione delle nuove informazioni senza compromettere competenze già consolidate.
Il continuo alternarsi di contrazione e dilatazione delle pupille si è dimostrato sincronizzato con attività cerebrali specifiche, suggerendo una forma evoluta di “multiplexing cognitivo”. Comprendere questi meccanismi potrebbe rivoluzionare le applicazioni in medicina, specialmente per patologie come l’Alzheimer, e nell’intelligenza artificiale, affrontando il problema dell’impossibilità di mantenere vecchi ricordi durante l’apprendimento di nuovi.