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Il grande Pitagora si sbagliava su questa teoria della musica matematica



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Quando pensiamo a Pitagora, ci vengono in mente il suo famoso teorema e qualche curiosità sulle sue convinzioni riguardo le fave. Ma il cosiddetto padre dei numeri aveva esplorato terreni ben più vasti, tra cui quello della musica. Oggi, però, si scopre che le sue teorie potrebbero non essere così universali come si è creduto per secoli.

Le recenti rivelazioni di uno studio condotto dalla Cambridge University, guidato dal dottor Peter Harrison, mettono in discussione la nozione tradizionale di armonia, basata su rapporti matematici precisi tra le frequenze delle note. La ricerca suggerisce che esistono forme di armonia ben più variegate, e che culture diverse hanno sviluppato questi stili musicali per valide ragioni.

La teoria musicale occidentale si è a lungo affidata al concetto di consonanza, ovvero l’abilità di combinare note in modo che suonino gradevoli all’orecchio. Pitagora fu tra i primi a collegare la matematica alla musica, notando come certi rapporti fra le frequenze delle note generassero suoni consonanti, come l’ottava o la quinta perfetta.

Tuttavia, il nuovo studio rivela che gli esseri umani tendono a preferire un certo grado di imperfezione nelle combinazioni sonore, trovando attrattiva una leggera deviazione dalla perfezione matematica. Utilizzando esperimenti comportamentali online con più di 4.000 partecipanti provenienti dagli Stati Uniti e dalla Corea del Sud, i ricercatori hanno esplorato come varie culture percepiscono la piacevolezza di diversi accordi.

L’indagine si è poi spostata sugli strumenti meno familiari ai musicisti occidentali, come il bonang, un insieme di piccoli gong che fa parte dell’ensemble di percussioni tradizionali indonesiano gamelan. Con il bonang, le teorie armoniche di Pitagora perdono di validità, lasciando spazio a nuovi modelli di consonanza e dissonanza che sfidano le convenzioni occidentali. Questa scoperta non solo arricchisce il panorama musicale globale ma apre anche possibilità affascinanti per compositori e musicisti, incoraggiandoli a sperimentare nuove combinazioni di strumenti e sonorità.

Il genio è anche famoso per la sua ‘coppa dell’avidità’.



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