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Il Foglio si dispiace che io non sia morto: cosa è successo a Ranucci di Report

Il giornalista Sigfrido Ranucci ha risposto a un articolo di Andrea Marcenaro pubblicato su ‘Il Foglio’, in cui il giornalista esprime dispiacere per il fatto che Ranucci non sia morto, menzionando il suo invio a Sumatra nel 2005 dopo lo tsunami dell’Oceano Indiano, che causò oltre 250mila morti. Ranucci ha sostenuto su Facebook che l’articolo di Marcenaro è infame e ha evidenziato la contraddizione rispetto alle precedenti critiche del giornale riguardo al governo e alla liberazione di una giovane, Cecile Sala. Ha anche sottolineato che il disprezzo per le vite altrui dipinge un quadro inquietante del giornalismo odierno.

Il Comitato Esecutivo del Consiglio nazionale dell’Ordine dei giornalisti ha espresso solidarietà a Ranucci, definendo l’articolo di ‘Il Foglio’ come un pessimo esempio di giornalismo. Hanno chiarito che, pur ammettendo la libertà di critica, non si può augurare la morte a nessuno, tanto meno a un collega.

Emanuele Ranucci, figlio di Sigfrido, ha pubblicato un lungo post su Facebook per difendere suo padre. Ha parlato delle paure che hanno accompagnato la sua vita, vivendo sotto scorta e temendo sempre per la sicurezza del padre. Emanuele ha ricordato l’angoscia provata da lui e dai suoi fratelli durante il periodo dello tsunami, quando non avevano notizie di Sigfrido per ore.

Ha descritto come suo padre, contro le indicazioni del direttore, avesse deciso di andare nei luoghi più colpiti per raccontare la verità, mostrando il coraggio e la dedizione di Ranucci nel suo lavoro. Nonostante le minacce e le intimidazioni che la sua famiglia ha subito nel corso degli anni, Emanuele ha affermato che Sigfrido è vivo e continua a lavorare, mentre il problema è il giornalismo italiano, che sembra in declino. Ha concluso che, purtroppo, ci sono persone nel settore che vorrebbero essere ridotte al silenzio, e ha annunciato che la vera vittima di questa situazione è il giornalismo stesso.

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