Uno studio dell’Università di Uppsala, pubblicato sull’American Journal of Human Genetics, ha analizzato il DNA dei Fulani, rivelando un patrimonio genetico unico, diverso da altre popolazioni del Sahel. I Fulani, un popolo nomade di allevatori di bestiame, possiedono una dieta prevalentemente a base di latte e carne, adattata a un ambiente arido. Questo ha favorito la selezione di tratti genetici specifici, come la capacità di metabolizzare efficacemente grassi e proteine animali, riducendo gli effetti negativi di una dieta povera di carboidrati.
La genetica dei Fulani ha implicazioni importanti per la medicina, specialmente nello studio delle malattie metaboliche e cardiovascolari. L’adattamento a una dieta ad alto contenuto lipidico sembra contrapporsi a ciò che si osserva in altre popolazioni, offrendo spunti per nuove terapie contro il diabete di tipo 2 e le malattie cardiovascolari, in crescita a causa di diete ricche di grassi e zuccheri raffinati.
Inoltre, lo studio ha evidenziato una forte componente genetica condivisa tra i Fulani e i Berberi del Nord Africa, suggerendo una discendenza dalle comunità pastorali del periodo del Sahara Verde. Questa eredità genetica potrebbe spiegare una maggiore tolleranza alla disidratazione e resistenza ad alcune malattie infettive, come la malaria, grazie a una risposta immunitaria più efficace.
Le interazioni culturali e commerciali con altre popolazioni africane hanno arricchito il patrimonio genetico dei Fulani, mantenendo comunque una forte identità etnica. Le scoperte hanno conseguenze significative per la medicina di precisione e la salute pubblica, suggerendo sviluppi di nuove terapie, linee guida dietetiche e strategie preventive personalizzate basate sul profilo genetico.