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“Fare il medico è il mestiere più bello del mondo, se si fa con la necessaria generosità, amando davvero il nostro prossimo. E’ quello che cerco di raccontare attraverso il mio percorso di cardiologo, con 40 anni di esperienza in terapia intensiva cardiologica. Ma, soprattutto, attraverso le storie dei pazienti. Storie che mi hanno lasciato molto”. Antonio Rebuzzi, docente di Cardiologia all’Università Cattolica di Roma e direttore della Terapia intensiva cardiologica del Policlinico Gemelli, Descrive così il libro scritto in collaborazione con la giornalista Evita Comes, ‘Dalla parte del cuore’, edito da Rubettino con la prefazione di Renato Zero, in veste di ‘paziente e amico’. Il volume sarà presentato a Roma, venerdì 9 dicembre alle 18.30, alla manifestazione ‘Più libri più liberi’, in programma alla ‘Nuvola’ di Fucksas.

“Racconto le vicende di personaggi non importanti nel senso comune del termine, se escludiamo il cardinale Carlo Maria Martini e il viaggio fatto con Benedetto XVI in Australia. Sono storie di pazienti ‘normali’: da quella di un ragazzo morto sulla Costiera amalfitana per un incidente, a quella di Francesco, 19enne che ha avuto un arresto cardiaco andando in coma per poi risvegliarsi, fino a quella di una persona convinta di essere stata portata in un Hotel a 5 stelle e non in un’unità coronarica. Vicende diverse, alcune tragiche, alcune a lieto fine”, spiega all’Adnkronos Salute.

L’amore per la professione del medico è il tratto distintivo del volume. “Ho dedicato il libro a tutti i pazienti con cui ho condiviso la mia vita e a tutti i giovani medici che faranno questo ‘mestiere più bello del mondo’. Approcciare con passione la medicina è la massima espressione dell’insegnamento evangelico: ‘ama il prossimo tuo come stesso’. Si salvano delle vite e bisogna amare il prossimo per ‘sentire’ quanto è importante la vita dell’altro”.

Rebuzzi ricorda le emozioni che i diversi pazienti hanno suscitato. “Penso al caso di Francesco, 19 anni. Eravamo pronti al peggio: avevamo perfino informato i genitori sulla donazione d’organi. Quando si è svegliato, la gioia è stata immensa. Avevamo condiviso il dolore della mamma e del padre che, per un mese, sono stati sempre presenti. Tutti e due hanno perso il lavoro. Per dare una speranza alla famiglia ho coinvolto i vertici dell’ospedale che mi hanno dato una mano per fare assumere la mamma che ancora lavora al Gemelli. Oggi anche Francesco lavora nella sanità”, aggiunge.

Le storie dei pazienti, “se la medicina è esercitata nello spirito di servizio – continua Rebuzzi – coinvolgono l’intera struttura. Il titolo del libro – ‘Dalla parte del cuore’ – ha proprio questo significato: è necessario metterci non solo la professionalità, ma anche l’anima. Per fare il medico bene, serve stare dalla parte del paziente, non sentirsi protagonisti della cura, ma ricordarsi che si sta combattendo al fianco della persona che si assiste per aiutarla a superare la malattia. Non dovrebbe esserci – come scrivo alla fine del libro, attraverso il mio angelo custode che è la voce narrante – altro modo di fare il medico di come lo abbiamo raccontato in queste pagine: presente, semplice e umile”.

Nella prefazione Renato Zero scrive: “Conviene leggerle queste memorie, per stabilire una volta per tutte, che non basta una cattedra, un buon curriculum, né un nome altisonante. Perché ciò che distingue un medico da un altro, neanche a dirlo, è proprio il ‘Cuore!”.

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