Il diritto all’oblio si presenta come una protezione per l’identità e la reputazione degli individui da informazioni online che, pur essendo vere al momento della pubblicazione, non riflettono più l’attuale situazione della persona. Questo diritto non implica la cancellazione della notizia dal web, ma limita l’accesso a dati obsoleti nei motori di ricerca. In pratica, la notizia rimane sul sito originale ma diventa meno visibile nei risultati di ricerca.
Chiunque può esercitare il diritto all’oblio, inclusi coloro che hanno subito condanne se la loro situazione legale è cambiata. La richiesta di deindicizzazione va inviata all’editore dell’articolo o direttamente ai motori di ricerca, che forniscono moduli specifici. Tuttavia, non si può richiedere l’eliminazione totale della notizia.
Il diritto all’oblio trova la propria origine nell’esigenza di bilanciare il diritto all’informazione e la protezione della vita privata, come stabilito dalla legislazione europea, in particolare dal Regolamento generale sulla protezione dei dati (GDPR). La valutazione della pertinenza di una notizia è di solito affidata a un giudice, che considera fattori come la gravità del fatto e la sua evoluzione nel tempo.
Se una notizia è falsa, deve essere rimossa immediatamente. Tuttavia, se riguarda questioni attuali o di rilevanza storica, non è possibile chiedere la deindicizzazione. Gli articoli deindicizzati rimangono consultabili sul sito della testata, preservando così il diritto alla memoria storica mentre limitano l’impatto sulla reputazione individuale.
Elaborazione AI: StraNotizie.it
Fonte: www.geopop.it
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