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Gigi Riva, il figlio: "Se n'è andato come voleva lui, Hombre vertical fino alla fine"


A Cagliari folla oceanica per l’ultimo saluto a Rombo di Tuono. In chiesa il ministro dello sport e i campioni del Cagliari e della Nazionale

La folla ai funerali di Gigi Riva
La folla ai funerali di Gigi Riva

“Se n’è andato come voleva lui, perché non lo convinceva nessuno: era ‘hombre vertical’ fino alla fine e ha deciso quello che voleva fare”. Così il figlio di Gigi Riva, Nicola, ha ricordato il padre durante i funerali di ‘Rombo di Tuono’ che si sono svolti oggi, 24 gennaio, a Cagliari davanti a una folla commossa di migliaia di persone che si sono radunate attorno alla Basilica di Bonaria.

A omaggiare la legenda del calcio, tanti grandi campioni del Cagliari: Zola, Matteoli, Pusceddu, Suazo, Selvaggi, Conti e tanti altri. Il ministro dello Sport Abodi è assieme al presidente del Coni Malagò. Buffon e Spalletti guidano la delegazione azzurra, con loro anche Tardelli, Cannavaro, Peruzzi e Amelia. Poi Claudio Ranieri con Cossu, Muzzi e tutti i giocatori della prima squadra. A lato Pisacane con la Primavera e le giovanili del Cagliari.

L’affetto che i cagliaritani provavano per Riva è indescrivibile e le lunghe code in questi due giorni di camera ardente allo stadio ne sono stati una prova. Chi arrivava davanti al feretro si trovava i figli e Nicola, ha spiegato che, assieme al fratello Mauro, hanno cercato di stringere la mano a tutti.

“È stato emozionante perché c’erano bambini, persone anziane, persone della nostra età, persone che non l’avevano mai visto e conosciuto – ha detto al termine della messa funebre -. Quando ci stringevano la mano ci dicevano ‘È stato un grande uomo’ e non ‘È stato un grande calciatore’. Mio fratello e io abbiamo avuto la stessa sensazione, le persone piangevano col cuore e facevano le condoglianze a noi, ma a noi veniva da farle a loro perché non è andato via solo nostro papà, ma un familiare di tanti sardi”. Nicola Riva ha ricordato l’attaccamento alla maglia azzurra e quando il presidente del Coni Malagò nel 2017 aveva consegnato al padre il Collare d’oro in mezzo allo stadio in delirio. “Da allora non è più uscito di casa, forse coi canti ‘Gigi Riva uno di noi’ aveva chiuso un ciclo e si è chiuso a casa – ha spiegato Nicola -. E noi egoisticamente ce lo siamo goduto. Spero che ora papà possa rivedere la sua mamma in cielo, perché era la persona che ha amato di più”.

L’arcivescovo Baturi: “Corri di nuovo, caro Gigi”

“In questi giorni abbiamo ricordato i meriti dello sportivo e ammirato la grandezza dell’uomo, la sua generosità e riservatezza, quella profondità di amore e dolore, di passione e malinconia, mai gridata – ha detto l’arcivescovo di Cagliari, monsignor Giuseppe Baturi durante la cerimonia -. Che si lasciava leggere con schiettezza ma mai possedere, che non si poteva né vendere né comprare”. Se ‘Rombo di tuono’ è il soprannome più noto del più forte attaccante italiano di tutti i tempi, ‘hombre vertical’ è la definizione che meglio descrive il rigore della sua schiena dritta. Ma la scelta di rifiutare le grandi squadre e stringere un patto eterno con la Sardegna, nel ricordo del segretario generale della Cei era abbinato a una genuinità lontana anni luce dal mondo del calcio moderno.

“Molte sono le immagini di questi giorni, la maggior parte delle quali fissano l’eleganza della corsa, la bellezza e la potenza del gesto – ha sottolineato monsignor Baturi -. E poi, dopo la rovesciata di Vicenza o il sinistro di Città del Messico, quella esultanza spontanea, come tutti noi da bambini, a braccia alzate, guardando il cielo e correndo incontro all’abbraccio dei compagni”. Un passaggio che si è allontanato dalla tradizionale liturgia funebre e si è avvicinato al cuore delle migliaia di persone presenti in chiesa e fuori. “Corri di nuovo, caro Gigi, e tendi ancora quelle tue lunghe braccia al cielo, corri e guarda in alto”, ha concluso l’arcivescovo di Cagliari.

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