Paolo Crepet, psichiatra e sociologo, ha recentemente espresso opinioni critiche sulla televisione italiana contemporanea, con un focus particolare sul programma “Belve” di Francesca Fagnani. In un’intervista con il Corriere della Sera, ha definito il programma “Disperazione allo stato puro”, evidenziando come rappresenti un sintomo del declino culturale dei media oggi. Crepet critica la tendenza della televisione a concentrarsi su contenuti scandalistici e privati piuttosto che su argomenti di valore. Offrendo un’analisi più ampia, osserva che questo declino riflette una “necessità voyeuristica” nel pubblico, ponendo domande sulla motivazione delle persone che scelgono di condividere aspetti intimi delle loro vite in televisione, etichettando tale comportamento come “da poveracci”.
Crepet sottolinea quanto siano problematici i formati che mettono in risalto la vulnerabilità degli ospiti per attrarre il pubblico, usando come esempio “Belve” ed altri programmi simili come “Le Iene”. Esprime la sua riluttanza a partecipare a queste trasmissioni, sostenendo che il focus sulla debolezza umana priva tali programmi di profondo significato e umanità, riducendo le esperienze personali a semplici episodi di spettacolo. È particolarmente preoccupato per l’impatto di questi contenuti sugli adolescenti, affermando che mostrano una società spietata, e asserendo che il “trash” televisivo di un tempo fosse solo un anticipo di questa attuale deriva.
Secondo Crepet, la televisione dovrebbe puntare a contenuti più significativi e di spessore, piuttosto che limitarsi a raccontare storie di dolore o scandalo. Propone l’esempio della cantante Giorgia, suggerendo che sarebbe più costruttivo e interessante esplorare il suo processo di elaborazione del lutto per la perdita del fidanzato, piuttosto che soffermarsi su dettagli superficiali della sua vita. Questa critica alla superficialità dei media, secondo Crepet, priva le esperienze umane della loro complessità.
Le riflessioni di Paolo Crepet pongono un’importante questione sul declino culturale e sulla responsabilità dei media nel promuovere contenuti che arricchiscano la società, invitando a una riflessione più profonda sull’evoluzione della televisione e sul suo ruolo nel panorama contemporaneo.