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Fire Emblem Engage, la recensione



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Il secondo capitolo su Switch della serie principale di Fire Emblem, dopo il più che ottimo Three Houses del 2018, è un gioco di strategia che rende omaggio a tutta la storia del celebre franchise Nintendo, nato nel 1990 e solo negli ultimi lustri distribuito con successo anche in Occidente. Tramite il pretesto narrativo degli anelli che racchiudono ognuno un eroe di tutta la saga, seguiremo la (lunga) storia di Alear, ultima incarnazione del Drago Divino risvegliatosi dopo mille anni di sonno senza memoria, e determinato a salvare il mondo dalla minaccia di un drago oscuro insieme con una grandissima quantità di amici e alleati dai regni confinanti. Fire Emblem Engage è uno strategico a turni con una fortissima competente narrativa, proprio come ogni Fire Emblem, ma l’aggiunta di personaggi amati da tutti gli episodi precedenti e la meccanica dell’unione con i suddetti dà un twist inaspettato alla meccanica di gioco.

Del resto, come ogni suo predecessore, anche Fire Emblem Engage è una sequenza di lunghe partire di pedine e mosse, degli scacchi in cui tenere conto di tantissimi parametri. Come accade però da qualche anno nelle ultime uscite della saga, sarà possibile affrontare il gioco come principianti senza preoccuparsi troppo al millimetro delle statistiche dei nostri eroi. Anche in Engage torna la possibilità di non perdere per sempre gli alleati eliminati in battaglia: un’opzione che limita il senso di pericolo ma sicuramente dà più respiro ai neofiti. Fire Emblem Engage, più semplicemente, è un paradiso per gli amanti della strategia che però finirà per piacere a tutti gli amanti del fantasy e dell’animazione giapponese grazie al suo stile inconfondibile e alla sua storia lunga e articolata.

Storia che viene raccontata non solo attraverso le interazioni tra i personaggi, con momenti da dating sim e lunghi dialoghi dall’impronta già drammatica, ma anche da spettacolari intermezzi realizzati tutti con la grafica del gioco, uno dei migliori risultati tecnici per Switch grazie anche all’estetica vibrante e spesso “over” dei personaggi. Engage è un gioco più pop di Three Houses, più simile a Echoes di quanto non lo fosse il gioco precedente. Purtroppo, la storia e il carisma dei personaggi non sono all’altezza, e spesso i dialoghi e le vicende di gioco sono solo un lungo intervallo tra una battaglia e l’altra. Tutti gli elementi “extra”, comprese le sezioni di esplorazione in 3D, sono dei riempitivi e poco più. Le stesse battaglie, in genere, danno l’impressione di durare troppo, e che proprio a causa della mole di parametri da controllare spesso risultano poco confortevoli su uno schermo portatile. Se Three Houses incollava il giocatore allo schermo fino alla fine con una storia eccezionale e personaggi convincenti, ciò che vi porterà alla conclusione di Engage sarà la voglia di collezionare tutti gli anelli dell’emblema, in un gioco eccezionale sotto tanti punti di vista ma un po’ pigro sotto altri.

Formato: Switch Editore: Nintendo Sviluppatore: Intelligent Systems Voto: 7/10

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