Filippo Turetta è stato condannato all’ergastolo per l’omicidio di Giulia Cecchettin, avvenuto lo scorso 11 novembre, durante il quale ha inferto 75 coltellate alla vittima. La sentenza, letta dal presidente del Collegio Stefano Manduzio, è arrivata dopo sei ore di camera di consiglio e ha suscitato grande attesa. Durante la lettura, Turetta è apparso impassibile, mantenendo la testa bassa senza mostrare emozioni.
La condanna all’ergastolo è stata richiesta dal pubblico ministero Andrea Petroni, mentre la difesa ha tentato di far valere l’assenza di aggravanti. Infatti, i giudici hanno escluso l’aggravante della crudeltà e dello stalking, riconoscendo solamente la premeditazione come aggravante. Questo ha portato a una sentenza per omicidio volontario ma non aggravato da ulteriori fattori.
Gino Cecchettin, padre di Giulia, ha commentato la condanna dicendo: “Abbiamo perso tutti”, evidenziando il dramma che ha colpito la famiglia e la comunità intera. Per quanto riguarda i risarcimenti, il tribunale ha disposto che Turetta paghi una provvisionale di 500mila euro a Gino Cecchettin, 100mila euro ciascuno ai fratelli Elena e Davide, e 30mila euro ciascuno alla nonna e allo zio, per un totale di circa 800mila euro, rispetto alla richiesta iniziale di 2,5 milioni.
Le motivazioni della sentenza saranno rese disponibili solo dopo 90 giorni, secondo le prassi legali. La vicenda ha suscitato un grande interesse sociale e mediatico, con il processo che ha visto anche momenti di forte emozione in aula. Turetta, nonostante le lacrime durante le testimonianze, ha affrontato la sentenza senza reazioni apparenti, e subito dopo la lettura della decisione è stato condotto via. Questo caso ha scosso profondamente l’opinione pubblica e continua a essere oggetto di discussione e riflessione sul tema della violenza di genere e sulle sue conseguenze devastanti.