Giulia Cecchettin ha avuto solo 132 secondi per tentare di sfuggire all’assassinio da parte di Filippo Turetta, il suo ex fidanzato, che l’aveva già minacciata in precedenza. L’aggressione fatale è avvenuta il 11 novembre 2023 a Fossò, dove le immagini della tragedia, registrate dalle telecamere del calzaturificio locale, mostrano il disperato tentativo di Giulia di fuggire. Purtroppo, Turetta l’ha raggiunta rapidamente e l’ha attaccata fino a ucciderla. Dopo l’omicidio, Turetta ha caricato il corpo della ragazza nella sua auto e se n’è andato, il tutto ripreso in pochi, agghiaccianti secondi.
Durante un’udienza del processo, Turetta si è commosso, dichiarando che provava un profondo dolore e risentimento verso Giulia, affermando di volere una riconciliazione. Ha espresso confusione sui suoi atti, ammettendo la difficoltà di giustificare le sue azioni e riconoscendo la gravità della situazione. Ha dichiarato: “Non volevo farla soffrire”, tentando di spiegare la sua reazione emotiva e la sua instabilità.
Il padre di Giulia, Gino Cecchettin, presente in aula durante l’udienza, ha condiviso il suo profondo dolore per i momenti finali della vita di sua figlia. Ha sottolineato che, sebbene sia stato devastante conoscere le circostanze della morte di Giulia, il focus del processo deve rimanere sull’identità di Filippo Turetta e sulla giustizia per la sua famiglia.
Il processo ha scatenato anche una reazione pubblica, con molti che hanno espresso indignazione per la brutalità dell’omicidio e per l’accettazione del femminicidio nel contesto sociale. Alcuni utenti hanno persino creato chatbot su una piattaforma online per simulare conversazioni con Giulia e Turetta, mettendo in evidenza il dibattito in corso sulla violenza di genere e le sue tragiche conseguenze.
In sintesi, la vicenda di Giulia Cecchettin è un tragico esempio di come il femminicidio continui a colpire le donne e di quanto sia importante affrontare le cause profonde della violenza di genere nella società contemporanea.