Mimmo Lucano è stato definitivamente condannato a 18 mesi di reclusione per un falso legato a una delle delibere nella gestione dell’accoglienza a Riace, dopo che la Cassazione ha rigettato il ricorso dei suoi avvocati. La Corte ha anche dichiarato inammissibile il ricorso della Procura generale di Reggio Calabria, che chiedeva l’assoluzione dell’ex sindaco per truffa ai danni dello Stato.
L’indagine su Lucano, avviata nel 2017, aveva portato a una sentenza di primo grado di 13 anni e 2 mesi per associazione a delinquere, generando dibattito sull’operato dell’ex sindaco, noto per aver fatto di Riace un modello di accoglienza. Nel 2023, la Corte d’Appello ha ribaltato la sentenza, scagionandolo dalla maggior parte delle accuse, mantenendo solo un episodio di falso che ha comportato la condanna a un anno e sei mesi, ora confermata dalla Cassazione.
Nel suo ricorso, i legali di Lucano speravano di annullare l’accusa di falso, mentre la Procura puntava alla revisione delle assoluzioni per truffa. Tuttavia, la Suprema Corte ha confermato le decisioni d’appello: nessuna truffa, solo un episodio di falso e 18 mesi di pena (sospesa). Lucano ha sempre sostenuto la sua innocenza, descrivendo il processo come una persecuzione politica contro il modello Riace, affermando che il suo progetto rappresenta un esempio virtuoso di accoglienza.
Nonostante le problematiche legali, Riace rimane un simbolo di accoglienza. Durante l’amministrazione leghista, il borgo ha subito un ridimensionamento, ma Lucano e le reti di solidarietà continuano a lavorare per preservare l’esperienza di Riace, mirando a portarlo in Europa.