Axi-cel sarà impiegato nel Dlbcl-Hgbl recidivante e refrattario e nel follicolare altamente pretrattato
L’Agenzia del farmaco (Aifa) ha approvato la rimborsabilità di axicabtagene ciloleucel come trattamento di pazienti adulti con linfoma diffuso a grandi cellule B (diffuse large B-cell lymphoma, Dlbcl) e linfoma a cellule B ad alto grado (high-grade B cell lymphoma, Hgbl) refrattario alla chemioimmunoterapia di prima linea o recidivante entro 12 mesi dal completamento della chemioimmunoterapia di prima linea e per pazienti adulti con linfoma follicolare (Lf) r/r dopo tre o più linee di terapia sistemica. Axicabtagene ciloleucel (axi-cel) – spiega in una nota Gilead Sciences – è una terapia cellulare con recettore antigenico chimerico delle cellule T (Car-T, Chimeric Antigen Receptor T-cell) che utilizza il sistema immunitario del paziente per combattere alcuni tipi di tumori ematologici potrà essere impiegato nel linfoma diffuso a grandi cellule B – alla prima recidiva o refrattario – e con linfoma follicolare altamente pretrattato. Per il linfoma diffuso a grandi cellule B si tratta dell’affermazione di un nuovo standard di cura dopo 30 anni.
Il linfoma diffuso a grandi cellule B (Dlbcl) – il sottotipo più comune di linfoma non Hodgkin (Nhl) – rappresenta circa il 31% dei casi. Sebbene il trattamento di prima linea possa essere efficace in circa il 60% dei casi, fino alla metà di questi sperimenta recidiva. Il linfoma follicolare (Lf) è una forma indolente di Nhl in cui i tumori maligni crescono lentamente, ma possono diventare più aggressivi nel tempo, specie in caso di recidiva. La forma follicolare rappresenta circa il 20% di tutti i Nhl e attualmente, le opzioni per il trattamento della forma recidivante o refrattaria, dopo tre o più linee di terapia, sono limitate.
La decisione di Aifa si basa sui risultati del trial clinico Zuma 7 – più vasto e lungo del suo genere – e Zuma 5. Nello Zuma 7 axicabtagene ciloleucel ha dimostrato di essere una terapia superiore all’attuale standard di cura per la terapia di seconda linea in pazienti adulti con linfoma a grandi cellule B refrattario o recidivante, entro 12 mesi dal completamento della terapia di prima linea. “A un follow up mediano di 47,2 mesi – spiega Paolo Corradini direttore della divisione di Ematologia, Fondazione Irccs Istituto nazionale dei tumori, professore di Ematologia dell’Università degli Studi di Milano e presidente della Società italiana di ematologia – in Zuma 7, axi-cel ha dimostrato una riduzione del 27% del rischio di morte rispetto allo standard di cura attuale. A quattro anni, il 54,6% dei pazienti che hanno ricevuto axi-cel sono vivi rispetto al 46% del braccio di confronto. E’ inoltre importante sottolineare che il 57% dei pazienti randomizzati al braccio standard abbia comunque ricevuto una terapia cellulare come terza linea. Si tratta – aggiunge – di dati che non hanno precedenti negli ultimi trent’anni nella cura dei linfomi aggressivi refrattari, una notizia di grande rilievo per i pazienti e per noi ematologi. Si consolida così ulteriormente il ruolo delle terapie Car-T nella cura dei linfomi che diventano una importante opportunità di cura già dalla seconda linea nei pazienti affetti da linfoma a grandi cellule B”.
Fino ad oggi – si legge nella nota – solo il 10% dei pazienti con Dlbcl refrattario o recidivato alla prima linea poteva essere curato. Axi-cel ha dimostrato un aumento di 2,5 volte del tasso di sopravvivenza libera da eventi a due anni (40,5% vs 16,3%), nonché una sopravvivenza libera da eventi mediana quattro volte maggiore (8,3 vs 2,0 mesi) rispetto allo standard di cura. Il trattamento ha dimostrato inoltre una riduzione del 27,4% del rischio di decesso a 4 anni rispetto alla terapia standard evidenziando la necessitaà di avviare precocemente il paziente ad Axi-cel prima dell’inizio di altre terapie.
Nel linfoma follicolare, l’autorizzazione di axicabtagene ciloleucel si basa sui dati dello studio Zuma-5 che ha valutato 127 pazienti (di età ≥18 anni) con linfoma follicolare recidivante o refrattario che hanno ricevuto almeno due precedenti linee di terapia sistemica, che abbia incluso la combinazione di un anticorpo monoclonale anti-CD20 e un agente alchilante. “Dopo 3 anni di follow-up – commenta Pier Luigi Zinzani, professore ordinario di Ematologia, Istituto di Ematologia ‘L. e A. Seràgnoli’ Irccs Aou di Bologna – policlinico di Sant’Orsola – in Zuma-5, axi-cel ha dimostrato risposte durature nei pazienti con linfoma follicolare R/R e un miglioramento statisticamente significativo degli endpoint clinici rispetto alle terapie attualmente disponibili per i pazienti sulla base dei dati dello studio Scholar-5”. In quarta linea o più, axi-cel ha dimostrato un 93% di risposte globali con un 77% di risposte complete. Il 52% dei pazienti era libero da progressione a 3 anni. In quarta linea o più, con le terapie precedentemente disponibili – conclude la nota – la mediana di sopravvivenza libera da progressione non superava i 6 mesi (studio Scholar-5).