L’epilessia, riconosciuta nel Piano Nazionale delle Cronicità due anni fa, sta ancora aspettando i necessari miglioramenti nell’assistenza ai pazienti in Italia. Con circa 350mila-500mila persone affette e 30mila nuove diagnosi annuali, l’epilessia è una malattia neurologica complessa, causata da fattori genetici, traumi o ictus, e presenta forme variabili da paziente a paziente. La diagnosi è supportata da esami come EEG e risonanza magnetica, e il trattamento include farmaci antiepilettici, anche se un terzo dei pazienti è resistente ai farmaci.
Il riconoscimento nel Piano Nazionale non ha portato a cambiamenti significativi nell’offerta sanitaria, con disomogeneità tra le Regioni e carenza di risorse. La Lega Italiana Contro l’Epilessia (LICE) ha proposto l’implementazione di Percorsi Diagnostici Terapeutici Assistenziali (PDTA) che non sono stati adottati dalla maggior parte delle Regioni, lasciando i pazienti senza assistenza coordinata.
In aggiunta a ciò, il problema della carenza di centri specializzati porta a lunghe attese per le cure. Per migliorare l’efficacia del Piano, è necessario rafforzare la raccolta di dati epidemiologici e potenziare strumenti come la telemedicina. È importante anche integrare socioculturalmente le persone con epilessia, riducendo pregiudizi e discriminazioni che limitano le loro possibilità di lavoro e interazioni sociali.
Un progetto di legge in discussione potrebbe unificare legislazioni esistenti e istituire un registro nazionale dell’epilessia. Misure antidiscriminatorie e un Osservatorio Nazionale Permanente sono proposte per migliorare le opportunità lavorative e monitorare l’efficacia delle politiche adottate, sperando di garantire migliori condizioni di vita per le persone affette da epilessia in Italia.