Un recente studio condotto su quasi duemila ex giocatori della NFL ha rivelato che circa un terzo di loro sospetta di soffrire di encefalopatia traumatica cronica (CTE), una malattia neurodegenerativa causata da traumi cranici ripetuti, caratteristica di sport di contatto come il football. La CTE suscita crescenti preoccupazioni per il suo impatto sulla salute mentale e fisica degli atleti, con sintomi che possono includere declino cognitivo, difficoltà di memoria, instabilità emotiva e dolori fisici persistenti. La diagnosi definitiva è possibile solo post-mortem, attraverso l’analisi del tessuto cerebrale.
Lo studio, pubblicato su JAMA Neurology, ha evidenziato che il 34% degli ex giocatori intervistati teme di avere la CTE, con una correlazione tra questa percezione e problemi di salute mentale come depressione e pensieri suicidi. Circa il 25% dei partecipanti ha manifestato pensieri suicidari, rispetto al 5% di chi non nutre timori riguardo alla malattia. Inoltre, sono emersi legami tra la percezione della CTE e bassi livelli di testosterone, nonché altre problematiche fisiche come dolore cronico e ipertensione.
Gli autori dello studio, tra cui Ross Zafonte, hanno sottolineato l’importanza di prendere seriamente i sintomi neurocognitivi e raccomandano valutazioni adeguate per escludere altre cause. È cruciale che l’approccio alla salute degli ex giocatori sia olistico, includendo interventi terapeutici e modifiche comportamentali, come un esercizio fisico regolare, una dieta equilibrata, una buona igiene del sonno e pratiche di mindfulness.
Queste raccomandazioni non solo possono migliorare la salute fisica degli ex atleti, ma anche il loro benessere mentale. Esercizi fisici e una dieta sana possono contribuire a una maggiore stabilità emotiva e a una riduzione dei sintomi depressivi. A lungo termine, è essenziale che ex giocatori, medici e professionisti della salute lavorino insieme per affrontare non solo i sintomi della CTE, ma anche altre condizioni correlate.
Lo studio rappresenta un passo importante per comprendere meglio la CTE e sottolinea l’importanza di un approccio integrato nella diagnosi e nel trattamento, mirando a garantire il miglior supporto possibile per gli ex atleti.