Un emendamento proposto dal Partito Democratico e da Alleanza Verdi Sinistra al decreto fiscale prevede una riforma del contributo ai partiti politici, riducendo l’attuale 2 per mille allo 0,2 per mille, ma rendendo questa scelta obbligatoria per tutti i cittadini. Di conseguenza, i fondi raccolti saranno distribuiti tra i partiti in base alle preferenze espresse dai contribuenti, simile al meccanismo dell’8 per mille per le organizzazioni religiose.
Attualmente, i cittadini hanno la possibilità di destinare il 2 per mille della propria Irpef a un partito politico a loro scelta. Con l’adozione dell’emendamento, il contributo verrebbe ridotto, ma diventerà forzoso, e coloro che non scelgono specificamente un partito faranno sì che le loro risorse siano ripartite proporzionalmente tra i partiti in relazione al numero di scelte effettuate. Questo significa che la selezione di un partito diventa ancora più cruciale, poiché influenzerà anche la distribuzione dell’0,2 per mille delle persone che non esprimeranno una preferenza.
Si prevede che, con la riforma, i fondi a disposizione dei partiti raddoppieranno, anche se ci sarà bisogno di un Dpcm entro 90 giorni dall’approvazione della legge per stabilire eventuali limiti alle donazioni. Inizialmente, l’emendamento prevedeva un tetto massimo di 28,1 milioni di euro, ma le nuove regole potrebbero modificare questa impostazione.
Non è detto che a beneficiare maggiormente della riforma siano i partiti con il maggior consenso elettorale; piuttosto, potrebbero trarre vantaggio quelli con una base di sostenitori più attiva capace di mobilitare numerosi membri a scegliere loro per il contributo. I partiti che già ottenevano ampie risorse dal precedente sistema non vedranno una grossa variazione. Tra questi, il Partito Democratico, con una quota del 30% nei voti del 2023, Fratelli d’Italia con il 20%, il Movimento 5 Stelle con il 10% e la Lega al 5,6%. Secondo le stime, il finanziamento per il Pd potrebbe aumentare a 12 milioni di euro, per il Movimento 5 Stelle a 4 milioni, e così anche per Lega e Fratelli d’Italia, con rispettivi incrementi a 8 milioni e 2 milioni.