Un emendamento approvato dalla commissione Cultura della Camera riaccende la discussione sull’educazione sessuale nelle scuole italiane. La deputata leghista Giorgia Latini ha proposto di vietare l’educazione sessuale non solo nelle scuole primarie, ma anche nelle secondarie di primo grado.
Claudia Pratelli, assessora alla Scuola di Roma Capitale, ha criticato questo intervento, definendolo “ideologico e profondamente sessuofobico”. L’emendamento fa parte del disegno di legge del ministro dell’Istruzione, Giuseppe Valditara, che riguarda il “consenso informato in ambito scolastico”.
Il provvedimento limita la possibilità per le scuole di organizzare attività educative relative alla sessualità per i ragazzi tra gli 11 e i 14 anni, estendendo così il divieto anche alle medie. Pratelli ha realizzato a Roma un progetto di educazione affettiva per le scuole medie, finanziato con 420mila euro dall’amministrazione, avvertendo che questo potrebbe ora essere compromesso. Ha sottolineato che il bando ha ricevuto oltre cento richieste di partecipazione da varie scuole.
La questione si colloca in un dibattito più ampio, coinvolgendo associazioni studentesche, femministe e sindacati, sui temi del consenso, dell’identità di genere e della sessualità nell’istruzione. Sostenitori dell’emendamento, come Latini e l’onlus “Pro Vita & Famiglia”, esprimono preoccupazione per la diffusione di contenuti “gender”. Al contrario, il centrosinistra critica l’approccio restrittivo.
Il ministro Valditara ha specificato che l’educazione sessuale, in senso biologico, è già prevista dalle nuove indicazioni nazionali e che il disegno di legge non esclude l’insegnamento di temi come la riproduzione e le malattie sessualmente trasmissibili, puntando invece a garantire il consenso informato delle famiglie. Tuttavia, la polemica continua, rimanendo aperto il dibattito su come tutelare i minori affrontando temi delicati in modo adeguato nelle scuole.
