La seconda giornata di Forum Risk Management ad Arezzo, in corso dal 22 al 25 novembre, dedica ampio spazio alla formazione continua e all’obbligo per tutti i professionisti sanitari. Al centro le prospettive e le sfide per il sistema ECM, dopo un triennio dominato dalla pandemia e da tutto quello che ne è conseguito.

«Parliamo di formazione continua intesa come confronto degli attori della sanità sui problemi che anche questa manifestazione ha preannunciato – ha chiarito Roberto Monaco, segretario generale FNOMCeO e presidente Cogeaps –.  Per accompagnare la messa a terra del Dm 77 c’è bisogno di accompagnare i professionisti della sanità. Ora ci viene chiesto di sviluppare le competenze. C’è un gran bisogno di rinnovamento e c’è bisogno di formarci all’interoperabilità per migliorare la qualità dei nostri servizi».

La formazione in pandemia: una lezione

Oltre 1 milione e 400 mila professionisti sanitari italiani vivono e lavorano in formazione continua. «Il diritto alla cultura è un dovere per noi – ha ribadito Monaco –. Dal 2014 al 2022 c’è stato un incremento della formazione, non legato solo alla paura della sanzione ma alla presa di coscienza che dobbiamo essere protagonisti di una società che ha bisogno di figure preparate».

Durante la pandemia la formazione “sul campo” è diventata necessità ineluttabile e non più solo una tipologia delle varie a disposizione. La Commissione Nazionale per la Formazione Continua ha quindi dovuto far fronte a un’esigenza emergenziale di formazione di massa, incompatibile con l’iter ordinario. Da qui, ricorda Monaco, è stato necessario ripensare le modalità di fruizione e implementare quella da distanza con l’aiuto della tecnologia a disposizione.

Dal passato, il presidente Cogeaps guarda ora anche a nuove modalità con cui affinare un sistema che è connaturato con il mestiere di ogni singolo professionista della salute. «Oggi – ha aggiunto – si è evinta la necessità di dare importanza al giornaliero. Per arrivare a una diagnosi c’è bisogno di un ragionamento clinico e di una multi-professionalità. Ciò che è venuto fuori è la necessità di portare avanti la simulazione, che è una delle strutture migliori per imparare. La possibilità di fare una formazione “nuova” per abbattere i muri che ci sono tra le professioni. Nella simulazione non c’è il pathos dell’emergenza e c’è occasione di crescere insieme come professionisti».

Martini (UOC Formazione ECM): «Formazione non serve solo per evitare una sanzione»

Al confronto ha partecipato Lorena Martini, direttrice UOC Formazione ECM Agenas, che ha delineato con precisione le attività della Commissione ECM e gestito il confronto con gli stakeholder. «Vorrei che fosse chiaro – ha detto – che la formazione non va vista come necessaria solo per evitare una sanzione, ma come fatto doveroso per noi professionisti della salute. Il titolo abilitante è solo un punto di partenza e quindi è bene che il professionista si aggiorni continuamente per le sue necessità lavorative e per i bisogni dei cittadini. Nel prossimo triennio troveremo risposta a ciò che ci viene già chiesto oggi: le competenze digitali e la formazione come leva di cambiamento per la messa a terra del Dm 77 e per la revisione del Dm 70».

Colombati (Associazione Formazione nella Sanità): «Noi provider chiediamo di far parte della Consulta nazionale»

Tra gli attori che hanno partecipato anche i rappresentanti delle associazioni dei provider. «Noi siamo qui far sì che la nuova Commissione ECM riparta da un impegno preso da quella che l’ha preceduta, ovvero determinare finalmente i criteri della Consulta in modo che anche noi provider potremmo farne parte e dare il nostro apporto alla riforma del sistema» ha detto Simone Colombati, presidente dell’associazione Formazione nella Sanità.

Assicurazioni e obbligo formativo legati a filo doppio

«Questo triennio – ha aggiunto – parte con una grande novità. Il legislatore ha voluto dare un ruolo educativo alla polizza assicurativa di copertura e di responsabilità professionale associandole l’efficacia all’assorbimento degli obblighi formativi. Questo è per noi un alzare l’asticella di quella che è la proposta di aggiornamento professionale perché viene correlata alla prevenzione del rischio clinico; quindi, sentiamo ancora di più l’esigenza di fare corsi efficaci e di aumentare la qualità e soprattutto cercare con metodologie accattivanti di aumentare la platea di chi ne fruirà».

Come i provider punteranno al costante miglioramento della qualità

«È stato un triennio impegnativo per i provider sotto tutti i punti di vista – ha asserito Susanna Priore, presidente di ECM Quality Network -. È arrivato il momento di un confronto strutturato, perché il Dm 70 e il PNRR porteranno a un grande cambiamento, ma non potrà avvenire se non accompagnato dalla giusta formazione. Il ruolo dei provider è cruciale e considerando che il 98% della formazione viene da privati, è giusto che questi siano supportati e tutelati dal sistema ECM stesso».

«Noi puntiamo – ha concluso Matteo Calveri, presidente GIFES Federcongressi&eventi – ad un miglioramento dell’offerta formativa. E questo può passare solo attraverso un lavoro congiunto tra tutti gli stakeholder del sistema: dal ministero della Salute, Commissione ECM, Agenas e tutti i provider oltre che i professionisti sanitari. Il nostro obbiettivo è condividere la nostra visione da protagonisti attivi di questo settore e del suo cambiamento, per aumentare offerta e qualità, ma soprattutto insieme portare avanti quella riforma ECM che da tempo stiamo aspettando».

 

 



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