Il sindaco di Bologna, Matteo Lepore, ha criticato il governo per aver autorizzato l’arrivo di gruppi neofascisti durante una manifestazione svoltasi il 9 novembre. Lepore ha definito questa decisione come una “gestione irresponsabile dell’ordine pubblico” e ha sottolineato che il corteo di CasaPound, che si è svolto in luoghi simbolici della città, era inopportuno, soprattutto in concomitanza con incontri istituzionali. Ha inoltre rimarcato che il parere delle autorità locali, inclusi il prefetto e il vice questore, non è stato rispettato.
Durante la manifestazione, che era in teoria autorizzata, si sono verificati scontri tra i membri di CasaPound e gruppi “antagonisti” che avevano organizzato una contromanifestazione. La situazione ha portato a tensioni che hanno coinvolto le forze di polizia, con il sindacato Silp Cgil che ha condannato l’autorizzazione della manifestazione neofascista, ritenendola irresponsabile, soprattutto per una città come Bologna, che porta con sé un carico simbolico legato alla violenza del passato.
La Prefettura di Bologna ha minimizzato gli scontri, affermando che l’evento si è svolto relativamente tranquillo ma con alcune aggressioni verso la polizia. A loro avviso, i problemi sarebbero stati causati più dalle manifestazioni antagoniste che dal corteo di CasaPound, il quale si sarebbe svolto senza particolari turbative. Questa versione è stata contestata da Lepore e da altri esponenti politici e sindacali che hanno chiesto una gestione più rigorosa dell’ordine pubblico.
Il Silp Cgil ha anche denunciato l’atteggiamento di alcuni leader di estrema destra, ritenuti responsabili di dare ordini ai funzionari incaricati di garantire la sicurezza. In questo contesto, il sindacato ha chiesto maggiore rispetto per le istituzioni e per il lavoro delle forze dell’ordine, evidenziando i rischi di consentire a movimenti estremisti di operare impunemente.
Infine, la premier Giorgia Meloni ha risposto con durezza, accusando la sinistra di non condannare gli scontri e proponendo misure come la chiusura dei centri sociali associati ai gruppi comunisti.