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Donna sottoposta a riti satanici denunciò invano, interrogazione a Nordio


Donna sottoposta a riti satanici denunciò invano, interrogazione a Nordio

Già vittima di violenze nella sua famiglia di origine, venne affidata ancora minorenne a una coppia di coniugi che successivamente sono stati rinviati a giudizio dalla Procura di Milano con le accuse di riduzione in schiavitù e stupro aggravato e continuato su quest’ultima. E’ la storia assurda toccata a Miriam, il nome è di fantasia, che sarebbe stata costretta per anni a subire violenze sessuali di gruppo nello studio di registrazione insonorizzato dell’uomo che avrebbe dovuto farle da padre. Quest’ultimo l’ha messa incinta e complice la moglie, l’avrebbe costretta a subire una infibulazione in una sorta di ‘rito satanico’ in presenza di altre persone ad oggi non identificate. L’avvocato Massimo Rossi, che segue la ragazza, oggi 41enne e mamma del bimbo frutto di uno degli stupri, si è opposto in tutti i modi alle lungaggini della giustizia, all’istanza di archiviazione chiesta dalla Procura di Siena inizialmente titolare delle indagini, ha combattuto contro le accuse rivolte alla vittima di simulazione di reato e per questo si è rivolto con una denuncia ai magistrati del capoluogo lombardo che, viste le prove acquisite e i certificati medici che accertavano le violenze, hanno rinviato a giudizio entrambi i coniugi.

Di qui, dopo anni di battaglie, attraverso l’Adnkronos l’avvocato si rivolge al Guardasigilli Carlo Nordio chiedendo “una ispezione alla Procura di Siena di tutti i fascicoli relativi alla vicenda” e annuncia: “Farò seguire atti formali al Ministro”. Proprio ieri, intanto, la parlamentare Stefania Ascari (M5s) ha depositato una interrogazione allo stesso Ministro per sapere perché, dal momento i cui “secondo la Procura di Milano, i due indagati esercitavano sulla stessa poteri corrispondenti al diritto di proprietà e la mantenevano in uno stato di soggezione continuativa, costringendola a prestazioni sessuali e a subire violenze sessuali anche di gruppo, Miriam, costretta dai genitori affidatari a subire in uno stato di totale soggezione torture e violenze sessuali, anche di gruppo e in un contesto di riti satanici e messe nere, avrebbe più volte provato a denunciare la coppia, senza essere ritenuta attendibile dalle autorità procedenti; nonostante le gravissime accuse nessuna attività investigativa di riscontro sembrerebbe stata compiuta dalla Procura di Siena”.

“Inoltre – si legge nell’interrogazione di Ascari – il Tribunale della Libertà di Milano avrebbe disposto l’annullamento del divieto di avvicinamento richiesto dalla Procura di Milano, sempre sulla base della presunta inattendibilità della persona offesa (a dispetto di ben due incidenti probatori e riscontri oggettivi). Quanto accaduto non è accettabile, è doveroso che le Autorità competenti facciano rapidamente luce sull’accaduto: se il Ministro interrogato sia a conoscenza dei fatti esposti in premessa; se e quali misure intenda adottare con la necessaria urgenza per verificare l’esistenza di presupposti per l’eventuale esercizio dell’azione disciplinare nei confronti delle Autorità interessate, onde scongiurare il rischio che per simili negligenze vi siano ritardi nell’accertamento della verità, con conseguenti e gravi ripercussioni sulle vittime di simili reati”.

“La vittima non è mai colpevole, bisogna smettere di mettere sul banco degli imputati le vittime, di screditarle, di sminuirle e di colpevolizzarle. La violenza è inaccettabile, così come lo è quella istituzionale – dice all’Adnkronos Stefania Ascari, prima firmataria della Legge ‘Codice Rosso’ che ha imposto una corsia preferenziale alle indagini che riguardano i reati di maltrattamenti, di violenza sessuale, di stalking e di lesioni commesse ai danni delle donne – Deve essere richiesta da parte di tutti gli operatori della giustizia, quali magistrati e avvocati, la massima formazione e competenza, soprattutto la massima tutela per chi ha trovato il coraggio come questa povera ragazza di denunciare abusi abominevoli. La vittima va accompagnata, serve una rete forte e se ci sono responsabilità disciplinari devono essere contrastate”. (di Silvia Mancinelli)

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