Volodymyr Zelensky si trova nuovamente di fronte alla diplomazia americana, che sembra ripetere schemi già visti. Donald Trump prima dialoga con Vladimir Putin, poi convoca Zelensky per presentargli le minacce del Cremlino, alimentando il clima di tensione. In passato, dopo incontri con Putin, Trump ha cercato di costringere l’Ucraina a cedere territori, ma l’intervento congiunto di Ucraini, europei e parte dell’establishment americano ha impedito un’alleanza effettiva tra Trump e Mosca.
Recentemente, il Financial Times ha riportato che Trump avrebbe suggerito a Zelensky di arrendersi a Putin, rivelando una nuova fase della sua strategia diplomatica. Durante un incontro recente, l’assenza di un comunicato congiunto ha lasciato intendere che le trattative non sono andate come previsto. La minaccia di fornire missili a lungo raggio agli ucraini è stata utilizzata da entrambi i leader come strumento di pressione su Putin.
Tuttavia, il problema principale rimane il riavvicinamento di Trump alla Russia. Se le informazioni sui suggerimenti a Zelensky di cedere parte del Donbas si rivelassero vere, si tratterebbe di un cambiamento significativo nel punto di vista del presidente americano. Trump, pur definendo la Russia una minaccia ridotta, ha spesso adottato posizioni concilianti nei confronti di Putin.
In questo contesto, la fiducia di Kyiv nel nuovo negoziatore, Marco Rubio, contrastante con l’approccio di Steve Witcoff, offre una leggera speranza. La posizione di Trump, che tende a fare pressioni sugli alleati piuttosto che negoziare con i nemici, rende difficile ogni prospettiva di compromesso duraturo. Con un’economia russa in crisi e una guerra che mostra segni di stagnazione, l’incontro di Budapest potrebbe rivelarsi un colpo decisivo per il Cremlino, mentre Zelensky continua a cercare alleati per resistere all’offensiva russa.
