Gli scienziati hanno decodificato il linguaggio dei bonobo, primati considerati i parenti più prossimi degli esseri umani. Una ricerca condotta da un’équipe delle Università di Zurigo e Harvard ha rivelato che questi primati possiedono un linguaggio complesso, caratterizzato dal principio di "composizionalità", ovvero la capacità di combinare suoni con significati differenti rispetto ai singoli elementi. Inoltre, lo studio, pubblicato sulla rivista Science, è basato sull’analisi di oltre 330 ore di registrazioni dei richiami dei bonobo, raccolte in una riserva della Repubblica Democratica del Congo.
I ricercatori hanno creato una "mappa semantica" dei loro suoni, scoprendo che alcune coppie di suoni presentano significati compositi, lontani dalla somma dei significati dei singoli richiami. Questo porta a concludere che l’antenato comune tra uomini e scimmie potrebbe avere già sviluppato rudimenti di composizionalità. Tuttavia, alcuni esperti, come Johan Bolhuis, avvertono che non si tratta di sintassi vera e propria, ma di semplici accostamenti di suoni.
Lo studio suggerisce un’origine evolutiva antica del linguaggio, portando a una maggiore comprensione delle origini della comunicazione umana. Riguardo alla somiglianza tra esseri umani e bonobo, la ricerca sottolinea l’importanza di garantire il benessere di questi animali, piuttosto che tenerli in cattività.
Inoltre, si fa riferimento alla notevole intelligenza degli animali in generale. Sono emerse capacità sorprendenti, come nel caso di un orango in grado di curarsi una ferita utilizzando foglie medicinali. Infine, si evidenzia come ogni specie comunichi in modi diversi, ma con capacità che dimostrano una notevole intelligenza.