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sabato, 14 Dicembre, 2024
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De Luca vota no alla sfiducia con il saluto romano: la scena

Durante la votazione al Consiglio Regionale della Campania, il presidente Vincenzo De Luca ha respinto la mozione di sfiducia nei suoi confronti, esprimendo il suo dissenso con un gesto provocatorio: il braccio teso, simile al saluto romano, ha destato ironia tra i presenti. La mozione, presentata dai consiglieri regionali del centrodestra, è stata respinta con 35 voti contrari e 15 favorevoli.

Il consigliere Gennaro Cinque, inizialmente firmatario della mozione, ha deciso di ritirare la sua firma, ritenendo che fosse stata presentata tardivamente e fosse già superata politicamente dalla recente approvazione della legge sul “terzo mandato” per il Presidente della Giunta regionale, sostenuta anche da alcuni membri del PD. Cinque ha quindi votato contro la mozione.

Il capogruppo di Fratelli d’Italia, Cosimo Amente, ha affermato che la mozione era necessaria in quanto il PD nazionale si era opposto al terzo mandato, mentre quello regionale aveva mostrato sostegno. Ha criticato i democratici, sostenendo che il futuro della Campania non interessa loro e che si tramuta in una lotta interna al partito. Contrariamente, Massimiliano Manfredi, consigliere regionale del PD, ha definito la mozione una strumentalizzazione da parte del centrodestra, evidenziando che il partito dovrebbe focalizzarsi su argomenti più validi per il dibattito politico, piuttosto che su attacchi strumentali.

Manfredi ha inoltre affermato che il confronto è essenziale in democrazia e che il PD ha sempre rispettato le dinamiche del centrodestra senza intromissioni. L’epilogo della votazione ha segnato un punto di consolidamento per De Luca, che mantenendo la sua posizione, ha di fatto scosso gli equilibri tra le forze politiche in Regione. La mozione di sfiducia, lontana dall’essere un puro atto formale, ha messo in luce le fratture interne nei diversi schieramenti e le strategie politiche in gioco, con un PD che continua a sottolineare l’importanza di un’unità fronte ai rischi di divisione interne e del contesto politico regionale.

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