I dazi annunciati da Donald Trump sulle automobili prodotte in Europa, in vigore dal 2 aprile, stanno creando preoccupazione tra i produttori dell’auto e l’Unione Europea. Trump ha comunicato un’imposizione del 25% su tutti i veicoli importati dagli Stati Uniti, nonché misure simili anche per Canada e Messico, che sono i principali partner commerciali. Le case automobilistiche che hanno stabilimenti in Messico, approfittando di costi minori e accordi di libero scambio, si trovano ora a dover affrontare un cambiamento significativo nei costi di produzione.
La presidente della Commissione Europea, Ursula von der Leyen, ha espresso rammarico ma ha ribadito l’impegno dell’Europa a cercare soluzioni negoziate per tutelare gli interessi economici e a denunciare che le tariffe sono svantaggiose sia per le imprese che per i consumatori. Si teme che i dazi possano causare un aumento dei prezzi al consumo e un rallentamento delle vendite, danneggiando l’intera filiera automobilistica europea. Cox Automotive prevede che le auto prodotte negli Stati Uniti costeranno fino a 3.000 dollari in più, mentre quelle da Canada o Messico arriverebbero a costare 6.000 dollari in più.
L’Europa ha già pianificato un pacchetto di misure di risposta da 26 miliardi di euro, ma l’impatto potrebbe risultare devastante per la filiera produttiva, comportando licenziamenti e chiusure di stabilimenti. Inoltre, l’export di auto italiane verso gli Stati Uniti potrebbe diminuire ulteriormente, poiché nel 2023 l’Italia ha esportato 74.731 auto, rappresentando il 20,9% delle esportazioni totali. Con l’aumento dei dazi, il settore dell’auto ha già registrato perdite in Borsa.