David Parenzo, giornalista e conduttore del programma “La Zanzara”, è stato condannato per diffamazione dalla Corte d’Appello di Milano. La questione risale a dichiarazioni fatte nel 2020 contro Ferdinando Polegato, un ristoratore friulano accusato di avere simpatie fasciste e di evasione fiscale. La condanna impone a Parenzo un risarcimento di circa 20.000 euro, oltre al risarcimento danni che dovrà essere definito in un successivo procedimento.
L’episodio contestato è avvenuto il 28 febbraio 2020, quando Parenzo, durante una puntata di “La Zanzara”, ha rilasciato affermazioni considerate diffamatorie nei confronti di Polegato. Il ristoratore di Sequals è noto per il suo legame con il fascismo. In primo grado, la corte aveva già stabilito una multa di 1.500 euro e una provvisionale di 15.000 euro, oltre ad un pagamento di spese legali pari a 2.470 euro e ulteriori 142,68 euro per trasferte, tutte confermate dalla sentenza d’appello.
Nel corso della trasmissione, Parenzo ha criticato Polegato e il suo ristorante, il “Tiramidux”, suggerendo che i Nas (Nuclei Antisofisticazione e Sanità) dovessero controllare il locale. Ha descritto Polegato come un “evasore fiscale dichiarato” e ha fatto commenti offensivi, insinuando comportamenti inappropriati del ristoratore in cucina. Queste affermazioni hanno portato alla condanna per diffamazione.
Parenzo è un personaggio controverso, simile a Giuseppe Cruciani, suo collega a “La Zanzara”. Negli anni precedenti, Parenzo ha avuto altri problemi legali, come una condanna nel 2018 per diffamazione insieme a Cruciani e un radioascoltatore, con risarcimento di 30.000 euro a favore di Chicco Testa. Inoltre, a novembre 2020, Parenzo e Cruciani sono stati rinviati a giudizio con Giampiero Mughini per diffamazione nei confronti degli organizzatori di un convegno calcistico, descritti come “feccia” da Mughini senza smentite da parte dei due conduttori.
La vicenda evidenzia le problematiche legate all’uso di dichiarazioni azzardate in ambito mediatico e le conseguenze legali che ne derivano.