I giochi da tavolo sono stati sicuramente alcuni dei passatempi più comuni degli anni ’90 e 2000, prima del boom di Internet e della tecnologia. Anche se oggi il tempo libero viene speso prevalentemente attraverso smartphone e videogiochi, le abitudini di una volta non si sono perse del tutto. Non a caso sul web è possibile imbattersi in qualche gioco da tavolo in formato digitale, ma l’esperienza dal vivo di quando ci si ritrova con parenti o amici rimane impareggiabile. Di norma, le attrazioni di questo tipo dispongono di una strumentistica personalizzata: a seconda delle regole, è possibile che la scatola del gioco contenga un tabellone ripieghevole, delle pedine e dei segnapunti, talvolta anche delle finte monete che indicano la disponibilità economica di un partecipante durante la partita, che può richiedere alcune azioni solo previo pagamento.
D’altro canto, le contrattazioni sono alla base del “Monopoly”, probabilmente il più celebre dei giochi da tavolo, consigliato sia per i più piccoli sia per gli adulti. L’obiettivo è quello di ottenere il monopolio dei terreni delle costruzioni presenti sul tabellone, provando a mandare in rovina gli altri partecipanti. Anche chi sta conducendo il gioco, però, potrebbe ritrovarsi a inseguire gli altri pescando una carta particolarmente sfavorevole dagli appositi mazzi degli imprevisti e delle probabilità. Si può essere fino in 6 e le partite possono durate anche più di un’ora. Ormai il “Monopoly” viene descritto dai media come un’icona pop ed è conosciuto anche grazie alle varie riedizioni tematiche che ne sono state commercializzate nel corso dei decenni. Se ne incontrano ancora di varie tipologie: alcune dedicate a personaggi per bambini come quelli del mondo Disney, altre legate a specifiche città realmente esistenti, con tanto di riferimenti geografici e culturali.
Un altro gioco da tavolo molto gettonato è il “Risiko”, dove la strategia assume un ruolo fondamentale. Le sorti della partita ruotano intorno alla conquista dei territori indicati su un’apposita mappa. Ogni giocatore presenta uno scopo differente, un obiettivo che deve rimanere segreto fino alla fine del gioco, pena la suddivisione dei suoi territori tra gli altri partecipanti. C’è chi è chiamato a impossessarsi di un determinato numero di territori o a eliminare un altro giocatore: il bello del gioco sta proprio nel dubbio perenne che attraversa la mente di tutti coloro che sono seduti al tavolo e ignorano se non stiano involontariamente favorendo la manovra di uno degli avversari. Per giocare a “Risiko” bisogna essere almeno in 3; le partite possono durare anche a lungo, ma esistono delle modalità “Time Attack” che consentono di velocizzare il gioco.
Molto curioso è anche “Scarabeo”, un gioco che si basa sull’utilizzo e sulla conoscenza delle parole del dizionario. In buona sostanza, bisogna cercare di comporre su una griglia delle parole di senso compiuto incrociandole alle altre presenti per mezzo delle caselle in comune. Ad ogni casella sono associati una singola lettera e un punteggio. Un gioco che sa essere divertente e al tempo stesso educativo, perché aiuta e spinge i più giovani studenti ad apprendere nuovi vocaboli da utilizzare poi nel quotidiano. In un’epoca in cui i giochi da tavolo sono considerati utili per combattere la dipendenza dal web, un’attrazione di questo tipo risulta perfetta anche per alimentare la socializzazione e il confronto, magari esaminando tutti insieme una parola di cui nessuno dei partecipanti conosceva il significato. “Scarabeo” può essere giocato dai 2 ai 6 partecipanti e anche in questo caso le partite possono protrarsi oltre l’ora.
Ultimo ma non ultimo, ecco “Trivial Pursuit”. Tra i giochi da tavolo non poteva certo mancare un quiz, come quelli che si vedono di solito in tv. La scatola del gioco fornisce centinaia di bigliettini con oltre 2.000 domande relative a 6 materie: arte e letteratura, scienza e natura, sport, intrattenimento, geografia e infine tempo libero. Il compito dei giocatori è quello di rispondere esattamente ad almeno una domanda per argomento per poi recarsi al centro del tabellone e superare l’ostacolo del domandone finale, così da aggiudicarsi la vittoria. Data la caratura dei quesiti, “Trivial Pursuit” risulta evidentemente pensato per i più grandicelli, in quanto i bambini potrebbero incontrare notevoli difficoltà a rispondere ad alcune domande, sebbene in qualche raro caso siano indicate delle risposte multiple. Il tempo di una partita è chiaramente indefinito: il gioco termina solo quando uno dei partecipanti riesce a ottenere tutti i “cunei” colorati legati alle risposte sui singoli argomenti (da inserire nella propria pedina a forma di cerchio) e risponde alla domanda finale.