Negli ultimi anni, gli eventi geopolitici hanno suscitato preoccupazioni nei mercati finanziari globali. La reazione dei mercati a conflitti di grande portata, tuttavia, ha mostrato tendenze sorprendenti.
Con l’invasione russa dell’Ucraina nel febbraio 2022, si sono diffuse previsioni di crisi economiche imminenti. Tuttavia, mentre la situazione si evolveva, i mercati non hanno manifestato il panico atteso. Analogamente, dopo l’attacco di Hamas a Israele nell’ottobre 2023 e le recenti offensiva israeliane su Gaza, i titoli finanziari hanno rivelato una reazione contenuta. A differenza delle aspettative, le quotazioni dell’oro si sono stabilizzate ai massimi, mentre il prezzo del petrolio ha registrato un rialzo dopo un periodo di valori relativamente bassi. Al contempo, il dollaro ha risentito di dinamiche più influenzate dalla politica monetaria interna degli Stati Uniti che dalle tensioni internazionali.
Questa risposta dei mercati può sembrare controintuitiva, ma riflette una tendenza storica. Nel corso degli anni, gli eventi di conflitto, a meno che non compromettano direttamente i profitti delle aziende quotate, tendono a essere rapidamente assorbiti dai mercati. Analizzando i conflitti dal 1978 ad oggi, si osserva che solo in due occasioni, la Prima Guerra del Golfo e la crisi siriano-libica del 2011, i mercati hanno chiuso in negativo, evidenziando una certa resilienza alle crisi geopolitiche.