Matteo Salvini esprime forti critiche nei confronti di una minoranza di giudici italiani che, a suo avviso, danneggiano l’Italia e gli italiani, specialmente in relazione la gestione dei migranti. Dopo la recente decisione del Tribunale di Bologna di rinviare alla Corte di Giustizia dell’Unione Europea il decreto sui ‘Paesi sicuri’ che blocca il trasferimento dei migranti in Albania, Salvini accusa i giudici di avere un atteggiamento politico che contrasta con gli sforzi del governo per migliorare la sicurezza.
Salvini non esita a fare confronti estremi, evocando figure storiche come Hitler e il fascismo per descrivere ciò che considera una deriva pericolosa della giustizia italiana. Sottolinea che, tra i più di 9.000 magistrati, esistono elementi che, secondo lui, operano con una “bandiera rossa” sul posto di lavoro, sottintendendo un’ideologia comunista che non dovrebbe influenzare le decisioni giuridiche.
Il vicepremier esorta questi giudici a rinunciare alla toga se non riescono a separare le loro convinzioni politiche dal loro ruolo. Sostiene che, mentre paesi di tutto il mondo stanno adottando leggi più severe e controlli più rigorosi per la gestione dell’immigrazione, alcuni giudici italiani sembrano ignorare questo trend, dichiarando che le espulsioni non possono avvenire e che ogni migrante deve avere diritto a permessi di soggiorno e accoglienza.
Queste affermazioni da parte di Salvini evidenziano una crescente tensione tra il governo e il sistema giudiziario, in particolare riguardo le questioni legate all’immigrazione e alla sicurezza del Paese. A suo avviso, i giudici dovrebbero attuare la legge senza interpretazioni soggettive, lontano da qualsiasi orientamento politico. La sua richiesta è chiara: i giudici devono mantenere il loro dovere di neutralità e non lasciare che le proprie inclinazioni personali influenzino il funzionamento della giustizia. In questo contesto, Salvini promuove un’idea di legalità più rigida, percependo una minaccia alla sicurezza nazionale dalla libera interpretazione della legge da parte dei magistrati.