Dal 2019, la Russia sta sviluppando un’infrastruttura Internet nazionale denominata Runet, con l’intento di rendersi indipendente dall’Internet globale e aumentare il controllo sulle informazioni. Questo progetto, simile al Great Firewall cinese, cerca di dirigere il traffico Web attraverso nodi statali e implementare sistemi di filtraggio e sorveglianza. Sebbene la Russia non sia ancora completamente disconnessa dall’Internet globale, ha intensificato il controllo su piattaforme occidentali, bloccando siti come Facebook e X e limitando l’uso delle VPN per eludere le restrizioni.
L’idea di un’Internet “sovrana” esisteva già prima dell’invasione dell’Ucraina nel 2022 e si è concretizzata con la legge federale del 1° maggio 2019, che richiede l’instradamento del traffico dati attraverso punti di scambio controllati dallo Stato e l’installazione della tecnologia DPI per censurare i contenuti. Questo sistema non è solo un meccanismo di blocco selettivo, ma potrebbe anche portare a una disconnessione totale dall’Internet globale.
Il Cremlino ha incrementato i controlli e ha presentato numerose richieste a Google per rimuovere contenuti. Inoltre, ha intensificato le restrizioni sulle VPN, portando a circa 200 servizi bloccati, e ha reso inaccessibili alcune infrastrutture di Cloudflare. Nonostante gli sforzi per creare una rete Internet autonoma, la Russia affronta sfide tecniche significative, poiché non ha attualmente la capacità industriale di sostituire completamente la tecnologia occidentale.
Il governo sta anche sviluppando un sistema nazionale DNS per mantenere i siti operativi durante un eventuale isolamento. Tutto ciò avviene nel contesto più ampio dello Splinternet, in cui vari paesi, tra cui Russia, Cina e Iran, creano versioni separate di Internet, limitando l’accesso a contenuti esterni e rafforzando il controllo interno.