corruzione

Corruzione in atti giudiziari, falso in atto pubblico, turbativa d’asta. Sono i reati che ricorrono scorrendo i casi di cronaca legati al mercato delle aste giudiziarie. A compromettere il regolare svolgimento delle operazioni sono spesso le mazzette che vengono pretese per orientare il risultato dell’asta, sia a vantaggio di compratori collusi con le organizzazioni criminali sia a favore del debitore, che rientra in possesso del bene finito all’asta per cifre irrisorie, a cui si aggiunge una tangente, dopo una serie di verbali falsi che attestano come il bene sia rimasto invenduto.

Tecniche sempre più sofisticate che in alcuni territori diventano un ostacolo insormontabile per chi vuole partecipare a un’asta giudiziaria potendo contare su condizioni di legalità e trasparenza. E che, in altri casi, come quello denunciato da Giuseppe Schirru con un esposto alla Procura di Palermo, offrono al debitore la possibilità di rientrare in possesso della propria casa “pagando la cifra di aggiudicazione dell’asta più un riconoscimento di interessi”. Ovvero, una mazzetta.

Schirru è un ex imprenditore con una lunga storia alle spalle, che l’Adnkronos ha raccontato nelle sue diverse tappe, anche controverse. Ha pagato tangenti per tenere in vita la propria impresa, ha denunciato infiltrazioni mafiose, è stato riconosciuto vittima di usura, è fallito. E’ finito indagato nello stesso
procedimento scaturito dalle sue denunce
e ora ha visto vendere la sua casa di Villabate, finita all’asta, a un prezzo che ritiene “vile”, 69.500 euro, e dopo una serie di comportamenti che nel suo esposto definisce “criminosi”.

Le indagini, come sempre in questi casi, faranno il loro corso e l’ultima parola spetta alla Magistratura. Ma che le aste per la vendita di immobili, soprattutto in alcuni contesti, siano spesso infiltrate dalle associazioni criminali e turbate da pressioni, e vere e proprie estorsioni, resta un dato di fatto.

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